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Tfm, riecco il desiderio proibito di assessori e consiglieri regionali pugliesi: la norma di nuovo verso l’aula

Torna la liquidazione per gli inquilini del Palazzo regionale: una misura impopolare più volta presentata e poi ritirata dall’aula a partire dal 2021, quando il Trattamento di fine mandato (Tfm) si materializzò sotto forma di emendamento al bilancio infilato di soppiatto e passato col voto segreto all’unanimità. Da allora, fra polemiche e sollevazioni di piazza,…

Torna la liquidazione per gli inquilini del Palazzo regionale: una misura impopolare più volta presentata e poi ritirata dall’aula a partire dal 2021, quando il Trattamento di fine mandato (Tfm) si materializzò sotto forma di emendamento al bilancio infilato di soppiatto e passato col voto segreto all’unanimità. Da allora, fra polemiche e sollevazioni di piazza, sono stati sventati vari tentativi di ripristinare il bonus in favore di 51 consiglieri regionali. Sia chiaro: si tratta di un diritto acquisito di ogni lavoratore, politici compresi, riconosciuto in tutte le Regioni a eccezione della Puglia.

L’ultimo “assalto” è stato respinto l’estate scorsa quando il presidente Michele Emiliano in persona scrisse una lettera-appello indirizzata ai partiti 24 ore prima dell’esame della legge sul Tfm in Consiglio regionale. La raccomandazione per il ritiro del Tfm fu accolta con soddisfazione di tutti, Cgil e Confindustria in testa, ma soprattutto di Emiliano che in un’intervista a “L’Edicola” chiuse definitivamente il discorso: «È bene non tornarci più su».

Il blitz

Oggi, a distanza di cinque mesi, ecco il Tfm “riesumato” e pronto per l’approvazione durante la sessione di bilancio, l’ultima spiaggia considerando l’imminente fine della legislatura. In queste ore una cerchia ristretta di consiglieri – guidata, secondo voci di corridoio, da un assessore e da un consigliere iscritti al Partito democratico – è al lavoro per studiare la strategia utile a condurre in porto il bonus da 35mila euro per ogni legislatura a beneficio degli eletti in Regione.

Gli uffici hanno già ricevuto il mandato di quantificare la spesa necessaria e calcolare il peso della retroattività della norma a vantaggio di chi non ha incassato la liquidazione dal 2013, l’anno dopo il taglio effettuato dall’allora giunta Vendola. Secondo le prime proiezioni il costo totale s’aggira sui quattro milioni di euro per il 2024, considerando le liquidazioni arretrate, e 1,2 milioni per gli anni successivi. La novità rispetto alle versioni precedenti sarà la possibilità di rinunciare al Tfm e l’aumento della quota (1/3 a carico dei consiglieri, 2/3 della Regione Puglia) a carico dei beneficiari.

Lo scenario

Resta da stabilire la modalità di presentazione. Ufficializzare in aula il provvedimento durante la discussione del bilancio? Approvare un emendamento “notturno” scritto in un linguaggio difficilmente comprensibile per sfuggire ai riflettori della stampa? C’è anche l’alternativa di ripristinare la liquidazione subito dopo la manovra finanziaria attraverso un percorso chiaro, alla luce del sole. In attesa di scegliere la formula giusta maggioranza e opposizione hanno avviato trattative sotto banco per evitare stop e ostacoli imprevisti.

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