Le consultazioni per la nuova giunta regionale non sono ancora iniziate, ma il clima nella coalizione di centrosinistra si è già surriscaldato. Se il buongiorno si vede dal mattino, Antonio Decaro dovrà destreggiarsi tra più di una grana politica prima ancora di entrare nel merito dei dossier di governo. Il Partito Democratico, forte del suo 26% e dei rapporti di forza in Consiglio, sarà inevitabilmente il perno dell’esecutivo. Ma è tutto ciò che si muove attorno ai Dem a creare fibrillazioni crescenti. Nella civica Decaro Presidente c’è chi mal digerisce l’ipotesi di un unico assessorato, mentre la corrente emiliana – un gruppo che oscilla tra quattro e otto consiglieri, tra cui Pagano, Piemontese, Borraccino, Minerva e De Santis – è pronta a farsi sentire se al presidente uscente non verrà garantita la delega pattuita negli accordi della scorsa estate.
«Nessuno pensi di fare sconti», ripetono da giorni i fedelissimi di Emiliano, determinati a non uscire ridimensionati dalla nuova stagione politica. Ma il nodo più spinoso riguarda gli Avanti Popolari dell’assessore uscente Gianni Stea, rimasti fuori dal Consiglio al pari di Alleanza Verdi e Sinistra. Una condizione giudicata inaccettabile da Alessandro Leoci, capogruppo del movimento vicino all’ex assessore Alessandro Delli Noci, che ieri ha lanciato un messaggio diretto al governatore: «In una coalizione non esistono due momenti distinti, uno prima e uno dopo il voto. Non si può pesare un partito nazionale in un modo e un soggetto civico in un altro. Tutti abbiamo contribuito alla vittoria e tutti meritiamo pari riconoscimento».
Il riferimento è chiaro. AVS non ha superato la soglia del 4%, ma potrebbe entrare comunque in giunta con un assessore esterno. Un’operazione pensata per blindare il campo largo. Avanti Popolari, però, rivendica lo stesso trattamento: alle urne ha raccolto praticamente gli stessi voti dei vendoliani – poco più di 54mila – sfiorando il 4%. Da qui la richiesta di una “pari dignità” che difficilmente resterà confinata alle dichiarazioni pubbliche. Decaro, dal canto suo, non ha ancora incontrato partiti e movimenti e non lo farà nell’immediato. La prossima settimana, subito dopo l’Immacolata, partirà di nuovo per Bruxelles per i suoi impegni europei, rimandando così ogni confronto formale. Ma il rischio di una frizione crescente è concreto.
«Non ci sono liste di serie A e liste di serie B – insiste Leoci – esistono alleati con pesi diversi ma con pari diritto di essere ascoltati. Sappiamo che il presidente vive giorni più difficili della campagna elettorale, ma siamo certi che riuscirà a costruire la squadra migliore per la Puglia». Il messaggio, però, è chiaro: Avanti Popolari non intende restare alla finestra. «La nostra voce si farà sentire, e lo faremo con forza. Abbiamo idee, proposte e la volontà di portarle avanti», conclude Leoci. Un avvertimento che anticipa una trattativa destinata a essere tutt’altro che semplice.









