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Taranto, Whurt e Midrex costruiranno l’impianto per il preridotto

Saranno Paul Whurt e Midrex le aziende scelte da Dri d’Italia per la realizzazione a Taranto dell’impianto di preridotto di ferro, materiale indispensabile per l’alimentazione dei futuri forni elettrici. A dare la notizia è stato Il Sole 24 Ore. Entro il 31 agosto si dovrà ora sottoscrivere una intesa tra le società per definire tutti…

Saranno Paul Whurt e Midrex le aziende scelte da Dri d’Italia per la realizzazione a Taranto dell’impianto di preridotto di ferro, materiale indispensabile per l’alimentazione dei futuri forni elettrici. A dare la notizia è stato Il Sole 24 Ore. Entro il 31 agosto si dovrà ora sottoscrivere una intesa tra le società per definire tutti i passi che porteranno alla realizzazione dell’opera. «Stiamo valutando la possibilità che l’impianto Dri possa avere una capacità di 2,5 Mt – scrive Stefano Cao, Ad di Dri d’Italia-. 2,5 milioni di tonnellate sono la quantità annuale di preridotto prevista per l’ex Ilva, con l’impianto che sarà realizzato nella fabbrica, ma la decisione finale sulla capacità dell’impianto Dri sarà notificata a tempo debito».

La notizia dell’individuazione dei fornitori per la realizzazione dell’impianto alimenta la polemica politica pochi giorni dopo il dimezzamento delle somme previste dal Pnrr per l’idrogeno, passate da due a un miliardo. A puntare l’indice contro il ministro Raffaele Fitto, che ha in mano la rimodulazione del Piano, è soprattutto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «È una notizia importantissima per Taranto e la Puglia – afferma il governatore in merito alla scelta ricaduta su Paul Whurt e Midrex -. Si tratta di un enorme passo in avanti sulla strada epocale della decarbonizzazione dell’ex Ilva. Il lavoro incessante e determinato di Invitalia e di Dri Italia ha prodotto in tempi rapidissimi, al termine della procedura di gara, un risultato concreto per lo sviluppo e la tutela dell’ambiente a Taranto e per il Paese intero».

Il governatore evidenzia che «i tempi previsti per la conclusione dei lavori e per l’attivazione dell’impianto al 30 giugno 2026 sono del tutto compatibili con i tempi del Pnrr». Quindi, a suo avviso, «risulta incomprensibile la scelta del ministro Fitto di eliminare il progetto Dri indispensabile per la decarbonizzazione, finanziato per legge tra l’altro dal Pnrr. Come incomprensibile è la reintroduzione dello scudo penale per proteggere i manager dai rischi di inquinamento derivanti dalla produzione a ciclo integrato». Emiliano invita quindi il Governo, «alla luce di questa novità, a reinserire il progetto Dri come strategico per l’industria italiana e per lo sviluppo economico del territorio in un’ottica realmente sostenibile e innovativa». Dello stesso tenore la posizione di Claudio Stefanazzi, deputato del Pd ed ex capo di gabinetto di Emiliano. «Le pessime decisioni del Governo sull’ex Ilva si scontrano, per fortuna, con l’arrivo di una buona notizia – afferma il parlamentare-. Insomma, “malgrado” questo Esecutivo e i suoi desideri di ritorno al passato, c’è ancora qualcuno che continua a lavorare incessantemente per imprimere una svolta storica nella storia del siderurgico di Taranto.

Per il ministro Fitto non dev’essere una giornata semplice, considerato che proprio qualche giorno dopo il blocco del miliardo di euro del Pnrr per l’acciaio verde e dopo aver reintrodotto la totale impunità per produrre di più in una fabbrica che cade a pezzi, è stato smentito dai progressi sul campo». Stefanazzi chiede all’Esecutivo di fare un passo indietro su questo tema. «Se questo governo crede davvero nella decarbonizzazione dell’ex Ilva – conclude – faccia immediatamente un passo indietro restituendo le risorse bloccate e cancellando le norme indegne degli ultimi due decreti. I fatti dimostrano che è possibile attivare il nuovo impianto entro il 2026 e se non lo si fa è soltanto perché questo governo ha deciso diversamente»

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