Tamponi in parafarmacia? Il no per motivi economici

«In questo momento bisognerebbe semplificare il processo, non riservarlo a una categoria sola. Mettere l’interessa sociale davanti a quello economico». Gianmauro Dell’Olio, senatore barese del Movimento 5 Stelle, ha sostenuto con forza un emendamento proposto dal suo gruppo che avrebbe dato la possibilità alle parafarmacie di effettuare i tamponi antigenici. Un’estensione che sarebbe andata in soccorso delle migliaia di persone bloccate a casa in quarantena, impossibilitate a effettuare il test d’uscita a causa del sovraccarico di lavoro delle Asl di tutta Italia, Puglia e Basilicata comprese. Ma che avrebbe anche dato un po’ di respiro alle farmacie, abilitate da qualche giorno ad eseguire i rapidi utili a determinare la fine del periodo di isolamento; è lì che da Natale, quando la variante Omicron ha iniziato a dilagare, le code si susseguono senza sosta. Ma Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Italia Viva hanno bocciato la proposta in commissione Affari Costituzionali (nonostante fosse arrivato il via libera da parte del governo). «Questo amplifica il sentore che ci siano alle spalle interessi lobbistici».

Senatore, il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Andrea Mandelli è anche vicepresidente di Forza Italia alla Camera…
«Se fossi stato io il presidente dell’Ordine, avrei detto al mio gruppo di far passare il documento, di non pensare a interessi corporativistici, ma di occuparsi dei cittadini e liberare le farmacie dalle code. Io avrei fatto così, ma io non sono il presidente…».
Ma com’è andato l’iter?
«Noi e Leu abbiamo presentato un emendamento simile, che chiedeva appunto di permettere alle parafarmacie di effettuare i tamponi. A quel punto il governo aveva sollevato un dubbio in commissione Bilancio…»
Quale dubbio?
«Che potessero esserci potenziali costi per il collegamento al sistema nazionale, quello delle tessere sanitarie dei cittadini per intenderci. Anche se io dubito che le parafarmacie già non ce l’abbiamo, dato che lì si possono acquistare medicinali che è possibile scaricare dalle tasse…»
E poi?
«Col Ministero siamo arrivati a un emendamento migliorativo, che demandava la decisione sulle modalità di trasmissione dei dati dei cittadini alla conferenza Stato-Regioni. Insomma, abbiamo avuto il via libera dal governo (se poi la conferenza avrebbe mai deliberato, non è dato sapere, ma questa è un’altra storia..)»..
Ma allora cosa vi hanno contestato?
«Ci hanno chiesto una relazione tecnica, in particolare Italia Viva. Poi Forza Italia, come Lega e FdI, si sono accodati. Hanno usato questioni di bilancio (inesistenti) per motivazioni che in realtà sono politiche. È vergognoso, non so come altro definirlo».
È arrabbiato?
«Penso sia una decisione assurda in un momento in cui siamo stati costretti a dire che persino il tampone antigenico può essere usato per liberare le persone. Insomma, mentre il sistema è al collasso. Ma non solo: in questo momento ogni giorno persone potenzialmente positive si assembrano in coda, e si fanno entrare coloro che sono forse fragili o con le difese immunitarie basse, coloro che vogliono solo un medicinale, nello stesso ambiente di chi potrebbe essere contagiato. Capisco che sia un incasso in più, ma ora bisognerebbe pensare all’interesse comune».
Pensa sia solo una questione economica?
«Sicuramente qualche farmacista ne sta facendo un business: se un tampone costa 15 euro in media, e il costo fisico del test è di cinque, c’è un margine di contribuzione di 10 euro; anche pensando di pagare 150 euro la giornata dell’infermiera, passati i 15 tamponi è solo margine. Capisco che per le farmacie provate da tanti problemi sia una specie di ristoro aggiuntivo, ma in questa fase significa pensare ai cittadini. E poi, facendo due semplicissimi conti, le farmacie sono 20 mila, le parafarmacie 5 mila: perderebbero al massimo il 20% dei ricavi. Ma ne guadagnerebbero tutti in costo sociale»

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