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Cronaca Puglia

Suicidi in celle affollate, è emergenza sociale: parte l’esposto del Sappe

Nella giornata in cui è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad accendere un faro sull’emergenza suicidi in carcere, arriva dal Sappe (il Sindacato degli agenti di polizia penitenziaria) la nuova stoccata al sistema. Il segretario nazionale, Federico Pilagatti lo fa con una denuncia alla Corte dei conti e un elenco di numeri che raccontano bene l’emergenza.

Le parole di Mattarella

«È drammatico il problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non dà segni di arresto – ha detto ieri mattina Mattarella, incontrando al Quirinale il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed una rappresentanza della Polizia Penitenziaria – Si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto della Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria».

Le risorse umane

Ha poi rivolto un pensiero ai poliziotti: «Tante difficoltà pesano sulle vostre funzioni e sui vostri che interpellano altre istituzioni: la carenza di organico da tempo è in situazione critica e riguarda il corpo e tutti gli operatori – ha detto loro – penso alla grave insufficienza dei compiti del numero di educatori, al difficile accesso alle cure sanitarie dentro gli istituti, specialmente per i problemi di salute mentale. Occorre che gli istituti di pena siano dotati di nuove e più adeguate professionalità in caso contrario anche il vostro funzioni inevitabilmente ne viene appesantito e gravato da un sovraccarico di funzioni che dovrebbero essere affidate ad altri. È importante che il sistema carcerario disponga delle risorse necessarie umane e finanziarie per assicurare ai custodi un trattamento basato sulle valutazioni attuali con l’obiettivo rivolto al futuro», ha concluso.

L’esposto

Il sindacato, intanto, non smette di affrontare la problematica: «Non ci è rimasto che percorrere la strada dell’esposto che abbiamo presentato nelle scorse settimane alla corte dei conti della Puglia, con la speranza che intervenga e metta fine a questa grave ingiustizia che colpisce detenuti e poliziotti, ma anche al fiume di denaro che esce dalle casse dello Stato per pagare i risarcimenti», tuona Pilagatti.

Il sovraffollamento

Il binario sul quale si muovono con difficoltà gli agenti è fatto di carenza di personale e sovraffollamento di detenuti. In particolare negli istituti pugliesi. «La situazione non è più sostenibile – dice il Sappe – poiché va a ledere ogni diritto fondamentale dei detenuti a cui si deve garantire un trattamento dignitoso e rieducativo secondo l’articolo 27 della costituzione e varie sentenze della CEDU, nonché dei lavoratori della polizia penitenziaria costretti a rinunciare a riposi e ferie. Tutti parlano di sovraffollamento, ma nessuno va a vedere la reale situazione: ci sono regioni piene come un uovo, ed altre che non hanno questo grosso problema».

I numeri

La Puglia ha al 31 maggio un sovraffollamento del 170% circa, con 4.388 presenze e al massimo 2650 posti (i dati ufficiali riportano 2.943 posti ma alcune sezioni sono chiuse per ristrutturazione) negli 11 istituti, mentre la Sardegna per esempio, avrebbe 2298 detenuti per 2614 posti. «Tale gestione dei detenuti fa sborsare allo Stato e quindi ai cittadini, centinaia di migliaia di euro per risarcire i detenuti poiché viene violato lo spazio vitale dei tre metri, approvato a seguito della condanna dell’Italia da parte della CEDU nella “sentenza Torregiani”.

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