Sicurezza sul lavoro, nel 2022 in Puglia 80 infortuni al giorno. I sindacati: «Investire in prevenzione»

Nel 2022, in Puglia, si sono registrati 80 infortuni sul lavoro al giorno, per un totale di 29.401, con un aumento del 18,5% rispetto al 2021.

Dati «drammatici» quelli registrati dall’Inail e diffusi in occasione della Giornata mondiale per la Salute e la Sicurezza sui luoghi di lavoro. Sempre lo scorso anno, spiega il sindacato, gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro sono stati 51, «che fanno della nostra regione la settima in Italia per incidenza in relazione al numero di occupati», affermano i sindacati pugliesi.

La Puglia ha tre province in soglia rossa per numero di morti sul lavoro nel 2023, la Bat è sesta nella classifica nazionale per incidenza degli infortuni mortali rapportati al numero degli occupati, Foggia è decima e Bari 22esima. La Puglia, nel complesso, è la terza regione per numero di morti sul lavoro nel primo mese di quest’anno e sempre a gennaio sono stati denunciati 1.776 infortuni.

A quel dato, inoltre, si sommano i 23 tra lavoratori e lavoratrici che hanno perso la vita in itinere.

Questi numeri sono tra le ragioni che hanno spinto Cgil, Cisl e Uil a inserire tra le rivendicazioni della mobilitazione che sta attraversando tutto il Paese, «il non più eludibile contrasto agli infortuni e alle malattie professionali, anch’esse in crescita», spiega il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

«E mentre chiediamo con forza che sia restituito valore al lavoro e alle persone, che siano potenziati gli organici degli enti ispettivi che registrano percentuali di irregolarità spaventose in relazione e contratti e prevenzione – prosegue -, i segnali che arrivano dal Governo sono preoccupanti. Si torna ai subappalti incontrollati, si propone un meccanismo di ispezione in azienda con preavviso, addirittura si avanza l’idea di smantellare l’Ispettorato nazionale del Lavoro», afferma Gesmundo.

«Quel “nessuno disturbi chi produce” pronunciato dalla presidente del Consiglio nel primo discorso in Parlamento si traduce forse in libertà di fare profitto sulla pelle e la vita di chi lavora?», si chiede il segretario pugliese del sindacato affermando con forza che «noi non ci stiamo, per questo il tema della sicurezza e della tutela della salute è sempre al centro delle nostre rivendicazioni, nelle nostre assemblee nei luoghi di lavori, nei nostri progetti di formazione per avere lavoratori e rappresentanti per la sicurezza preparati, informati, in grado di rivendicare al meglio il rispetto delle norme. Ben sapendo però che questo esercizio diventa complicato in presenza di un diffuso precariato, dove la tutela del reddito e del posto di lavoro diventa arma di ricatto per soprassedere a tutta una serie di irregolarità».

Gesmundo torna a ribadire il proprio “basta” a «subappalti a cascata, lavoro precario, caporalato e sfruttamento. Chi non procede su questa strada eviti almeno il retorico cordoglio nel drammatico e quotidiano conteggio delle vittime sul lavoro che si registra nel nostro Paese», conclude il segretario generale della Cgil Puglia.

«È una situazione inaccettabile» quella relativa agli incidenti sul lavoro, aggiunge il segretario organizzativo della Uil e commissario straordinario della Uil Puglia, Emanuele Ronzoni. «Lo ripetiamo da tempo – dice -. Ogni morto sul lavoro non è un numero, ma sono persone, vite spezzate che potevano essere salvate. La Uil si è posta da anni un obiettivo ambizioso, #ZeroMortiSulLavoro. Un obiettivo che si può concretizzare solo con la reale volontà politica di intervenire con misure forti, invece registriamo ancora troppa indifferenza da parte della politica sul tema. Se non fossero morti sul lavoro ma vittime di mafia quale sarebbe la reazione delle istituzioni?».

Ronzoni sottolinea che «il lavoro e la sua sicurezza sembrano non essere temi importanti, nessuno ne parla più, tranne in occasione di qualche celebrazione. Noi abbiamo presentato delle proposte che mirano a ridurre il numero di infortuni e morti sul lavoro – sottolinea -. Prima fra tutte l’aumento dei controlli con l’assunzione di nuovi ispettori, poi l’estromissione dai bandi pubblici delle aziende che non rispettano gli standard di sicurezza e che non applicano i contratti nazionali sottoscritti dai sindacati più rappresentativi e infine l’istituzione dell’omicidio sul lavoro con pene più severe per chi volontariamente rinuncia alla sicurezza per favorire produzione e profitti. Non si può parlare di sicurezza solo in giornate come questa, anche gli amministratori locali possono fare la loro parte, per fermare questa strage sanguinosa e silenziosa», conclude Ronzoni.

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