Siamo tutti più poveri. La Puglia arretra: in difficoltà soprattutto chi vive da solo e in affitto

L’indice di povertà relativa in Puglia è raddoppiato nel 2021, passando da 290mila persone coinvolte a 440mila. Sono particolarmente gravi i numeri che emergono dagli ultimi dati diffusi dall’Istat. Fotografano l’allargamento dei divari territoriali ma anche un brusco arretramento del tacco d’Italia. Se al Nord l’incidenza si attesta al 6,5%, migliorando in alcune aree la “performance” dello scorso anno, con valori simili da Est a Ovest, nel Mezzogiorno Puglia, Campania e Calabria occupano le ultime tre posizioni, rispettivamente con 27,5%, 22,8% e 20,3%. Il caso pugliese è particolarmente emblematico perché mostra un arretramento sostanziale rispetto allo scorso anno, quando l’indice era del 18,1%. Il dato regionale, adesso, è superiore alla media meridionale che si attesta al 20,8% dal 18,3% del 2020. Fin qui la povertà relativa, quella che fa riferimento agli standard di vita di una comunità (in questo caso il dato nazionale). Va un po’ meglio al Sud, ma solo perché partiva già da una condizione di estrema difficoltà, se si analizzano i dati relativi alla povertà assoluta. Quest’ultima evidenzia il numero di persone che non possono permettersi i beni primari, quelli indispensabili per condurre una vita dignitosa. Nel 2021 il dato del Sud è rimasto stabile rispetto all’anno precedente, al 10%. È cresciuto invece al Nord, arrivando al 6,7% dal 5,8% del 2018. Come già altre analisi avevano evidenziato, l’impatto della pandemia ha avuto l’effetto di fare arretrare anche quella parte del Paese che per decenni era stata considerata inattaccabile dalle congiunture economiche.

Tornando all’analisi della povertà relativa realizzata dall’Istat, a risentire particolarmente del peggioramento delle condizioni economiche sono soprattutto le persone che vivono da sole. Cresce, infatti, la loro incidenza sull’indice di povertà, passando nel Mezzogiorno dal 9,1% al 12,2% e dal 3,3% al 6,6% a livello nazionale. Si tratta perlopiù di over 65. Aumentano le sofferenze economiche anche per le famiglie con più di tre figli minori che, al Sud, mostrano una incidenza di povertà relativa tre volte superiore alla media nazionale.

Non sono da meno le famiglie che vivono in affitto. È questa, infatti, l’altra macro categoria che mostra segni di cedimento di fronte alla crescita dei costi della vita. Il loro impatto sul dato della povertà relativa è cresciuto nel 2021, mostrando tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare chi non ha una casa di proprietà. Le famiglie in affitto residenti nel Mezzogiorno mostrano valori dell’incidenza di povertà̀ assoluta pari al 22,4%, rispetto al 17,6% del Nord.

Chi paga il prezzo più alto, però, sono i bambini. Incidono per il 14,2% del totale, un milione e 382mila under 18 che non possono permettersi il necessario per vivere in condizioni accettabili. Save the Children lancia l’allarme. «L’impatto della povertà minorile si conferma in proporzioni quasi doppie rispetto a quella della popolazione adulta nel suo complesso. Questi dati certificano il fallimento delle politiche di contrasto alla povertà minorile messe in atto finora. È indispensabile cambiare strada per proteggere i bambini, le bambine e gli adolescenti del nostro paese da un impoverimento in continua crescita, e porre riparo ad una evidente ‘ingiustizia generazionale’ che oggi pesa sulle loro spalle» ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa per l’associazione umanitaria.

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