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Sanità nel caos in Puglia, direttori generali delle Asl: «Ogni azienda scelga per sé»

È buio pesto sul nodo delle cinque aziende sanitarie pugliesi rimaste senza guida, dopo la scadenza dei commissari straordinari in carica. La giunta regionale ieri non si è riunita, rinviando in silenzio una decisione che si trascina ormai da settimane e che si è ulteriormente complicata dopo l’ipotesi circolata appena 24 ore prima: la proposta del governatore Michele Emiliano di nominare un super commissario nella persona del direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro, chiamato a gestire Asl Bat, Asl Taranto e gli Irccs De Bellis e Giovanni Paolo II.

Una soluzione che avrebbe accentrato la regia di quattro aziende oggi prive di qualsiasi potere amministrativo, dal momento che i contratti dei direttori generali, già prorogati per 45 giorni dopo la scadenza del 30 settembre, sono decaduti il 15 novembre. Da allora le strutture sono tecnicamente paralizzate. All’origine dell’impasse c’è il mancato accordo politico tra Emiliano e il candidato del centrosinistra Antonio Decaro, che per legge deve condividere le nomine dei nuovi direttori generali. Decaro ha chiesto di congelare tutto fino al voto del 23 e 24 novembre, temendo un atto politicamente invasivo a campagna elettorale in corso.

La tensione è cresciuta dopo che una nota tecnica del Dipartimento Salute ha di fatto smontato l’ipotesi del super commissario, evidenziando criticità di legittimità: la figura di Montanaro, controllore e controllato allo stesso tempo, avrebbe potuto configurare un conflitto di interessi e ricalcare, nei fatti, una proroga mascherata degli incarichi scaduti. Da qui la contrapposizione sempre più netta tra due linee: da un lato Emiliano, convinto che una nuova proroga sarebbe illegittima; dall’altro l’assessore alla Sanità Raffaele Piemontese, sostenuto da diversi membri della giunta, secondo cui – anche alla luce di una sentenza della Corte Costituzionale sulla legge della Calabria – sarebbe possibile un commissariamento fino a 12 mesi, quindi una proroga di almeno sei mesi degli attuali manager.

Le posizioni si sono rivelate inconciliabili, tanto da far saltare anche la seduta di giunta prevista per oggi. Nel frattempo, nelle ultime ore è spuntata una terza via, che sarà valutata domani: nominare un commissario per ciascuna azienda scegliendo tra i dirigenti interni dotati di requisiti pari o simili a quelli richiesti per l’iscrizione nell’elenco nazionale dei direttori generali. Un’opzione che consentirebbe di non bloccare ulteriormente l’attività, puntando su figure che già conoscono procedure, conti e criticità delle strutture.

L’urgenza, però, resta massima. Gli ex commissari hanno manifestato forte preoccupazione: senza un contratto in corso non possono firmare atti, impegni di spesa o provvedimenti gestionali. E ogni ora che passa amplia il vuoto amministrativo in un settore – la sanità regionale – già sotto pressione e al centro di una battaglia politica che, a questo punto, rischia di protrarsi fino a dopo il voto.

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