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Sandro Ruotolo ospite de L’Edicola: «Caracciolo? Per lui non c’è posto nel Pd» – L’INTERVISTA

«Trasformismo e corruzione sono degenerazioni della politica che vanno combattute con l’aiuto di tutti»: Sandro Ruotolo, eurodeputato e membro della direzione nazionale del Partito democratico, lo dice forte e chiaro nel corso di un incontro con i giovani redattori di “Insieme per la Puglia”, il mensile online diretto dall’ex parlamentare Gero Grassi.

Onorevole, lei è uno degli esponenti più vicini alla segretaria nazionale Elly Schlein: che cosa ha significato l’elezione di quest’ultima alla guida del partito?

«Sicuramente tanto. Innanzitutto è stato un fatto rivoluzionario, visto che Elly è la prima donna alla guida del principale partito della sinistra italiana. Ma la sua elezione Schlein ha significato anche ritorno della politica sui territori, ritrovata attenzione per i diritti civili, opposizione a una destra fortissima non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo, impegno per ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, territoriali e di genere».

Ciò che non sembra essere cambiata, però, è il partito diviso in correnti. Qualcuno ne conta addirittura 13. Eppure Schlein aveva promesso di ridimensionare correnti e “cacicchi”: che cosa non ha funzionato?

«È vero, dobbiamo ancora costruire un partito libero dalle correnti. È legittimo avere una maggioranza e una minoranza interne, per carità, ma un partito deve avere una linea da rispettare. Altrimenti lo stesso partito si riduce a un treno per raggiungere il potere e assecondare le convenienze personali».

Schlein è sostenitrice del campo largo. Eppure, alle amministrative campane e pugliesi, l’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle sembra in crisi: è la fine di questa esperienza?

«Il campo largo si farà, a meno che non ci vogliamo suicidare. Ci troviamo di fronte un governo di destra che è il più pericoloso che si sia mai visto nella storia repubblicana, come dimostrano simbologia fascista, attacco ai diritti, misure come abolizione del reato di abuso d’ufficio e decreto Sicurezza. Davanti a un simile avversario si deve lavorare insieme a livello nazionale e locale. E sono convinto che l’avversario si possa battere anteponendo l’interesse per la democrazia a quello personale o locale. Il campo largo ha bisogno di Pd, M5s, Sinistra, Verdi e anche dei moderati in chiave anti-Meloni. E poi bisogna ricordare un altro aspetto».

Quale?

«La vera sfida è recuperare il 50% di elettori che non va più alle urne. E per farlo dobbiamo tornare nelle periferie economiche e sociali delle nostre città. E il Pd può farcela perché oggi è un partito credibile che combatte per il salario minimo e contro l’autonomia differenziata, non più il partito dei Parioli o delle Ztl. Quindi si tratta di essere testardamente unitari? Sì, se necessario per fermare le destre».

Appena eletta, Schlein ha tuonato contro i “cacicchi”. Qualcuno, in questa definizione, ha visto il governatore campano Vincenzo De Luca e quello pugliese Michele Emiliano: qual è il suo giudizio sui due?

«Il deluchismo è finito, bisogna voltare pagina. In Campania abbiamo assistito allo sfascio del trasporto pubblico e della sanità, oltre che a un sistema clientelare che si è poi sgretolato sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Non basterebbero altre tre generazioni di De Luca per cambiare le cose. Servono una nuova classe dirigente e idee altrettanto nuove».

E di Emiliano che cosa pensa?

«Emiliano è stato intelligente: quando il Pd si è detto contrario al terzo mandato, su questo tema ha fatto un passo indietro, a differenza di De Luca. Gliene va dato atto. Se sia stato un buon amministratore devono deciderlo i pugliesi. Però dico due cose. Emiliano dovrebbe avere il coraggio di lasciare la magistratura, dopo dieci anni da sindaco di Bari e altrettanti da presidente della Puglia. E poi non mi piace l’idea del trasformismo: se la mia comunità non mi vota, non vado a cercare sostegno in altre comunità ma preferisco andare a casa».

Ecco, il tema del trasformismo è tornato in auge poche settimane fa, quando la Commissione Riforme istituzionali della Regione Puglia ha bocciato un disegno di legge finalizzato a scoraggiare i cambi di casacca. Il Pd ha votato contro il testo proposto da Fratelli d’Italia: perché non lavorare tutti insieme contro i trasformisti?

«Per me la politica è fatta di valori e non può essere mero calcolo. Quindi il trasformismo, al pari della corruzione, è una degenerazione che va fermata con l’aiuto di tutti. Quindi sì, su temi come questo bisogna confrontarsi anche con gli avversari e trovare poi una sintesi».

Le liste civiche, determinanti per gli equilibri politici in Regione e in tanti Comuni pugliesi, sono spesso considerate l’emblema del trasformismo: lei come le valuta?

«La politica ha bisogno della società civile e viceversa. Ma una cosa è la società civile e un’altra il civismo, soprattutto quando quest’ultimo degenera in familismo. Il rischio è che le civiche si facciano portatrici di interessi familiari nei quali, come l’esperienza di diversi Comuni meridionali ci insegna, possono annidarsi quelli dei clan. L’antidoto è una visione alta e valoriale della politica».

Intanto, in Puglia, tiene banco il caso della moglie di Filippo Caracciolo, consigliere regionale del Pd già rinviato a giudizio per corruzione. Carmen Fiorella avrebbe falsificato laurea e master per farsi assumere da Aeroporti di Puglia. Fermo restando che tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva e che le eventuali responsabilità penali sono personali, è possibile che Caracciolo sia ricandidato nel Pd alle prossime regionali?

«La politica deve intervenire prima delle sentenze della magistratura. La questione morale non può aspettare il verdetto definitivo dei giudici. Ci sono valutazioni di opportunità e di qualità del voto e del consenso. Libero Grassi diceva che un buon politico produce buone leggi, mentre un cattivo politico ne produce di cattive: questo è il principio che deve ispirarci sempre nella composizione delle liste».

Sembra scontata la candidatura del suo collega Antonio Decaro alla guida della Regione Puglia. Però le chiedo: è giusto che un eurodeputato, eletto appena un anno fa con mezzo milione di voti, lasci Strasburgo per candidarsi in Puglia?

«Decaro è una risorsa e una persona straordinaria. Detto ciò, sulle candidature decidono il partito e il tavolo di coalizione che faranno la scelta migliore per la Puglia, tenendo presente che qui c’è un percorso democratico, avviato da Nichi Vendola e proseguito con Michele Emiliano, che non può essere interrotto. Senza dimenticare tanti problemi da affrontare come nelle altre regioni del Sud».

Quali saranno le questioni che la prossima amministrazione pugliese dovrà affrontare prioritariamente?

«Sanità pubblica, giovani, lavoro, politiche industriali, ambiente. In generale, la sfida è quella di ridurre le disuguaglianze: è il programma di ogni sinistra moderna che si rispetti».

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