Ci vorrà ancora qualche settimana prima della proclamazione del presidente della Regione Puglia e dei consiglieri eletti. Ma sono tutti al lavoro per preparare la futura squadra di governo a cominciare dal prossimo governatore Decaro. Onofrio Romano, docente di Sociologia dell’Università Roma Tre, ha insegnato per anni a Bari ed è stato discepolo di Franco Cassano.
Professor Romano quali saranno le prime mosse del presidente Decaro?
«Decaro è una persona concreta. Penso che cercherà di fare qualche azione, anche se minimamente simbolica sulla sanità come quello che ha annunciato cioè, la possibilità di far lavorare le strutture anche di notte. Lui è una persona concreta, ma è anche molto attenta all’umore popolare. Amministrerà un po’ come ha amministrato Bari, con molta attenzione a cose visibili e concrete che però a mio avviso poi non cambiano diciamo l’esistenza».
Ma sarà più concreto di Emiliano o no?
«Secondo me sì, nel senso che Emiliano è un personaggio molto attento alla politica, lui ha una un’attenzione anche alle grandi questioni nazionali, perché poi aveva aspirazioni nazionali, non che Decaro non ne abbia. Emiliano lasciava governare ecco lui faceva solo un controllo di legalità secondo me».
Secondo lei i tre dossier più importanti a cui metterà mano Decaro quali sono?
«Allora, c’è ovviamente da affrontare il tema della sanità che assorbe l’80% del bilancio regionale, quindi gioco forza è la questione fondamentale. Non credo che ci siano grossi margini di miglioramento nel senso che le liste d’attesa derivano in larga parte da questioni nazionali che non sono controllabili regionalmente. Di fatto, sulla sanità è stato quello che si poteva fare a livello regionale, la struttura dirigenziale è buona».
Gli altri due dossier?
L’Ilva sicuramente, ma anche qui la Regione può fare pochissimo, se non un intervento di mobilitazione, quello sì. Sul concreto i margini sono molto risicati. Terzo dossier penso che sia la strategia di sviluppo generale. Cioè su che cosa si vuole puntare. Finora si è puntato sulla bellezza, sul turismo, io penso che questo tipo di strategia abbia creato un sacco di problemi. Certamente la Puglia è conosciuta nel mondo, ma il problema è che è uno sviluppo turistico tipico di un paese arretrato. Perché di fatto crea lavori precari, poveri, stagionali di puro servizio e soprattutto favorisce le grandi rendite. Le città sono sono state trasformate in grandi luna park. Gli affitti per le persone normali, non ci sono. Pur avendo avuto una crescita importante questa crescita non finisce per beneficiare i pugliesi. Dobbiamo renderci conto dei dati. La Puglia è la prima regione quanto alla povertà relativa. Il 24% delle famiglie è in povertà relativa. L’altro dato è quello che calcola il rischio di povertà. C’è una percentuale elevatissima di persone che stanno sotto la metà del reddito mediano italiano».
Torniamo alla politica, al Pd e alla leadership. Le faccio tre nomi, Schlein, Salis e De Caro. Secondo lei chi potrà essere il prossimo leader del Partito ed eventualmente del Campo largo?
«Salis direi che è la tipica invenzione momentanea, ogni tanto viene fuori qualche personaggio che sa mettere un soggetto e un predicato insieme, che ha una bella presenza e che dice un paio di cose di buon senso e viene eletto subito a potenziale leader di qualsiasi cosa. A me sembra la testa di ponte di alcuni settori del Pd per scalzare Schlein. Decaro, francamente, come leader nazionale proprio non me lo vedo. La parte più retriva politicamente, quella più conservatrice, più moderata del Pd punta su Decaro. E cosa molto strana, Decaro piace moltissimo alla sinistra radicale locale. E’ un buon amministratore, ma non penso che abbia le le qualità per gestire politicamente un partito. Elly Schlein è continuamente sotto il tiro del maggiorenti del Pd, di coloro che sono la risacca della conservazione. Penso che le sue posizioni siano assolutamente ambigue sta cercando di mettere tutto in un grande calderone, appunto quello del Campo largo per vincere, una strategia quasi obbligata, direi. Ma questo serve esclusivamente a far sopravvivere la baracca, ma da un punto di vista politico è assolutamente disastroso».
E allora il quarto nome quale potrebbe essere?
«Dal momento che è disoccupato per il momento, ma non per molto, punterei proprio su Michele Emiliano. E’ una persona che potrebbe dare un’anima popolare al Pd, stringere un’alleanza forte, fare davvero il Campo largo che abbia anche un un senso politico forte. Però Emiliano è anche un po’ “capamatta” come si dice. Se ci fosse qualcuno che smussasse le sue intemperanze, penso che lui davvero avrebbe la stoffa per fare il leader veramente popolare e non populista, che manca al Pd».