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Rimpasto in Regione, adesso Calenda “scarica” Amati: «In Puglia Azione non è in Giunta»

«In merito all'ingresso nella Giunta regionale della Puglia di Fabiano Amati, la posizione, già chiarita dal commissario regionale, è netta: Azione non è in giunta. Non siamo coinvolti nelle scelte personali e opportunistiche di Amati. I nostri consiglieri continueranno a valutare nel merito i singoli provvedimenti che arrivano in consiglio regionale sostenendo tutto quello che…

«In merito all’ingresso nella Giunta regionale della Puglia di Fabiano Amati, la posizione, già chiarita dal commissario regionale, è netta: Azione non è in giunta. Non siamo coinvolti nelle scelte personali e opportunistiche di Amati. I nostri consiglieri continueranno a valutare nel merito i singoli provvedimenti che arrivano in consiglio regionale sostenendo tutto quello che riterremo utile per i cittadini pugliesi». Così il segretario nazionale di Azione, Carlo Calenda ha archiviato la vicenda del rimpastino in Regione Puglia.

Azione molla Amati

Azione, in sostanza, non vuole abbandonare il campo largo del centrosinistra, ma Amati di certo non è espressione del partito, anzi viene proprio “scaricato” dal partito. Se il governatore Emiliano, così come aveva detto all’inizio del rimpastino, voleva inserire la bandierina di Calenda nel suo scacchiere l’operazione è miseramente fallita. Il simbolo resterà fuori dall’esecutivo e, sostengono fonti interne, pronto ad iniziare un nuovo percorso politico nel centrosinistra con un punto di riferimento diverso, l’eurodeputato Antonio Decaro, candidato in pectore per le regionali del 2025. Nel frattempo il gruppo regionale guidato da Ruggero Mennea si regolerà volta per volta sul voto ai provvedimenti. Una sorta di appoggio esterno, ma senza lo strappo ipotizzato 24 ore prima dopo il vertice tenuto a Roma con la delegazione pugliese.

La posizione dell’assessore

Quanto ad Amati, raccontano sempre fonti vicine ad Azione, sarebbe superfluo aprire una procedura di espulsione visto che il diretto interessato ci ha pensato da solo. Il riferimento è al mancato appoggio al partito alle europee che nel collegio di Amati ha raccolto poco meno di 100 voti rispetto ai 6 mila delle regionali. Passando per le dimissioni da commissario di Azione subito dopo le europee per finire alla presunta trattativa sottobanco per ottenere la nomina in giunta. Ma rispetto alle accuse ricevute il neo assessore Amati replica con pacatezza: Una posizione conciliante, insomma, aperta ad un eventuale e futuro chiarimento.

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