Una triennale in Economia a Bari, la magistrale alla Bocconi di Milano e diverse esperienze all’estero di studio e lavoro. Inizia così il percorso di Michele Didonna 28 anni, Maicol per gli amici, che dopo aver girato il mondo, da Shanghai a Hong Kong passando per Barcellona e Basilea, ha deciso dopo quasi dieci anni di tornare a vivere e lavorare nella sua Bari per «cambiare radicalmente vita e restituire qualcosa al territorio dove mi sono formato e ci sono i miei affetti».
Ha fatto una scelta importante decidendo di ritornare a Bari dopo tanto tempo in giro per il mondo. Ma come è iniziato il suo percorso?
«Le prime esperienze all’estero le ho fatte già quando ero più piccolo perché praticavo sport agonistico. Successivamente ho conseguito la laurea triennale a Bari in Economia. Non ho mai lavorato fino ai 20 anni quando, durante la triennale, ho deciso di fare un primo Erasmus a Varsavia. È stata anche la prima volta che ho vissuto da solo all’estero. Grazie a quell’esperienza ho deciso di intraprendere un percorso di studio all’estero durante la laurea specialistica alla Bocconi di Milano. Il primo anno l’ho fatto a Shanghai, sono stato praticamente catapultato da Bari in Asia».
Che esperienza è stata?
«Ovviamente il contesto cinese era completamente diverso da quello italiano ed europeo, nuova lingua, nuove abitudini, corsi diversi. Quello è stato il primo choc culturale che ho vissuto. Ho passato un anno intenso dove lavoravo e studiavo, ho fatto anche lì sei mesi di internship in una banca e poi alla fine dell’anno sono tornato a Milano e ho finito l’Università. Subito dopo sono tornato in Asia, questa volta a Hong Kong, per lavorare otto mesi in un’altra banca. Sono ritornato poi in Europa per discutere la tesi e completare il percorso di studi e subito dopo causa Covid e altre vicissitudini sono rimasto in Italia a Milano per i due anni della pandemia, iniziando a lavorare in una società farmaceutica, una multinazionale con sede a Basilea. Durante gli ultimi quattro anni in cui ho lavorato in questa multinazionale, ho vissuto in pianta stabile tra Milano e Vienna, girando molto e vivendo anche tre mesi a Barcellona e quattro a Basilea».
E dopo Bari. Come è successo?
«L’anno scorso, dopo tutto questo tempo con la valigia in mano, ho voluto cambiare radicalmente la mia vita. Mi era stato offerto un posto fisso a Basilea, dato che la multinazionale per cui lavoravo aveva lì il suo quartier generale, ma ho rifiutato l’offerta. Sentivo che non era la scelta giusta per me e quello che volevo davvero. Anche perché avrebbe significato continuare a fare il nomade dopo aver passato quasi dieci anni in giro. Certo sono stato anche abbastanza fortunato per delle possibilità che avevo qui a Bari, ma tendenzialmente ho declinato quell’offerta, ho lasciato l’azienda e sono tornato a vivere nella mia città».
Qual è la motivazione profonda che ti ha spinto a cambiare vita?
«Il problema principale che ho affrontato nel mio periodo fuori è stata sicuramente la lontananza dalla famiglia e dagli affetti. All’estero e in giro arrivi ad avere tanti conoscenti ma pochi amici fidati. Poi dipende molto da quali sono i tuoi valori, ma tendenzialmente lontano dalla tua terra si vive a malincuore. Nel corso degli anni anche le priorità cambiano: quando sei più piccolo magari sei invogliato a fare più esperienze possibili, e andare più lontano che puoi da casa. Invece nel corso degli anni ti accorgi di quello che puoi perdere facendo questo tipo di scelte. Inizialmente magari poni la sfera lavorativa come priorità o comunque come uno degli obiettivi principali da raggiungere nella vita. Maturando vuoi invece anche cercare di equilibrare la sfera lavorativa con quella privata e con le tue passioni, gli amici la famiglia. Anche pensando a un ipotetico futuro in cui vuoi farti una famiglia tutta tua. C’è poi anche la voglia di cercare di far crescere il territorio nel quale hai vissuto e sei stato formato, senza essere costretto a prendere la valigia e continuare a viaggiare portando le tue competenze altrove. A livello più ideale è come se quando sei all’estero volessi ricercare la felicità nel futuro: la scelta è dettata dal “faccio un compromesso adesso, per vivere una vita migliore dopo”. Una delle mie scelte è stata non avere più quel tipo di mentalità ma cercare di vivere la felicità adesso, si magari rinunciando ai viaggi, ma cercando comunque di trovare serenità nella condivisione giornaliera della propria vita con la famiglia e gli amici e coltivando le passioni che sono più facili da portare avanti nel proprio territorio piuttosto che da nomade in giro per il mondo».
E per il lavoro? Cosa fai adesso a Bari?
«Innanzitutto ci tengo a dire che sono stato molto fortunato perché ho una famiglia che mi ha supportato molto, in ogni scelta che ho fatto. E non è scontato. Sono riuscito a tornare anche grazie al business di mio padre, avendo lavorato in ambito finanziario ho deciso di supportarlo nello studio commercialista Didonna. È stata comunque una mia scelta, non avevamo mai pensato di lavorare insieme e collaborare. Quando mi sono interrogato su cosa volevo fare, mettere su una mia attività o entrare nel business di famiglia, ho optato per questa seconda possibilità. Non la vivo come un compromesso però. È ovvio che all’estero potenzialmente ci sono più occasioni, ma trovare un lavoro soddisfacente a Bari e in Puglia non è impossibile. È una sfida, certo, ma adesso che mi sono formato e ho acquisito delle competenze importanti spero di poterle mettere a frutto e migliorare l’attività di famiglia a livello di nuovi progetti e innovazione. È un lavoro interessante che si evolverà negli anni. Al Sud si può fare e non ho mai avuto rimpianti. Al momento poi ho un altro lavoro in una società, la Fidit, che si occupa di garanzia crediti e servizi per la crescita delle Piccole e medie imprese. È un altro modo per portare il territorio pugliese a crescere sia finanziariamente che dal punto di vista della gestione».
Pensi che l’ecosistema pugliese sia cresciuto in questo senso? Che possibilità offre?
«Il nostro contesto è attualmente in continua evoluzione e in crescita. Ho avuto tante domande da parte di persone di Bari o pugliesi che al momento vivono al Nord o all’estero e che stanno pensando di tornare. Se in passato questa veniva vista come una follia, adesso in tanti lo prendono in considerazione. Non ci si basa più solo sul mero lavoro ma anche sulla qualità della vita. Il territorio negli ultimi cinque anni, che grazie al boom del turismo, ha attratto investimenti anche dalle multinazionali che hanno creato posti di lavoro. C’è poi la strategia regionale “Mare a sinistra” che sta andando nella giusta direzione per attrarre cervelli di ritorno. La Puglia è vista sempre di più come una regione dinamica e interessante, e si sa che più investimenti circolano e più il territorio si potrà sviluppare. Siamo fiduciosi nel futuro».