Cancellare la legge anti-sindaci che obbliga i primi cittadini pugliesi a dimettersi sei mesi prima della scadenza naturale del mandato per candidarsi alle elezioni regionali. È questo l’emendamento che il gruppo Pd, riunitosi ieri in via Gentile in videconferenza, ha stabilito di presentare in aula durante la seduta odierna del Consiglio regionale.
L’obiettivo
La modifica punta a riportare indietro le lancette dell’orologio ripristinando i termini iniziali, previsti per legge, in capo ai sindaci che vogliono candidarsi alle regionali. Obiettivo: evitare un pasticcio istituzionale sul ribattezzato comma “anti-Decaro”, che fissava le dimissioni in 180 giorni prima della scadenza, approvato con blitz delle minoranze a dicembre 2024 nell’ambito della legge di stabilità e poi “osservato” dal Governo centrale dinanzi alla Consulta.
E proprio in vista della quasi certa stroncatura da parte della Corte Costituzionale, attesa per il 9 luglio prossimo, il gruppo dem ha deciso di intervenire. Anche perché l’avvocatura regionale aveva già stabilito di non opporsi alle censure del Governo centrale lasciando mano libera ai giudici costituzionali. Da qui l’ipotesi di rimediare presentando la proposta nella conferenza dei capigruppo dopo che nei mesi scorsi non è mai stato raggiunto un accordo fra gli schieramenti.
La querelle
In passato, infatti, il gruppo di opposizione di Fratelli d’Italia aveva dato la propria disponibilità a ridurre da sei a tre mesi il termine per le dimissioni dei sindaci che aspirano a un seggio in Consiglio regionale. L’assessore al Bilancio, Fabiano Amati aveva invece depositato un testo per abrogare il comma “anti-Decaro”. Ma alla fine non se n’è mai fatto nulla. Che faranno adesso le minoranze, considerando la mancanza di numeri del centrosinistra che può contare su un solo consigliere di vantaggio – 26 voti contro 25 – dopo le dimissioni di Alessandro Delli Noci?
Le reazioni
Il capogruppo del Partito democratico Paolo Campo, dopo la riunione con i colleghi, si mostra fiducioso. «Credo che sia interesse di tutti non generare altra confusione sul punto in esame. Il rischio è che la Corte, pronunciandosi, possa aprire ulteriori scenari rispetto alla nostra mediazione. In quel caso nascerebbe un nuovo contenzioso con il Governo centrale a ridosso delle elezioni creando un caos generale e impedendo di fatto ai sindaci di candidarsi. La nostra proposta è quella di stabilire l’incandidabilità dei sindaci e la necessità che i sindaci si dimettano nei tempi prestabiliti dalla normativa nazionale».
La maggioranza, però, non ha più la forza numerica per andare avanti: come si fa per questo ed altri casi ad assicurare la governabilità? «Tecnicamente mancano circa 40 giorni alla fine del mandato, considerando la pausa estiva, per cui penso che il senso di responsabilità debba essere condiviso da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione. Nelle Commissioni stiamo continuando a lavorare proficuamente con le minoranze e questo ci fa ben sperare: bisogna continuare a mediare, ragionare, riflettere, dialogare, in altri termini dar spazio alla politica con la P maiuscola».