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Regione Puglia e Tfm “mascherato”, spuntano le bozze: confronto nel centrosinistra

Una bozza dalla maggioranza, a firma del capogruppo Ruggero Mennea di Azione, altre dall’opposizione e da altri partiti di centrosinistra. È nato un vero e proprio “sovraffollamento” trasversale sulla proposta di legge “salva-legislatura” che Azione presenterà ufficialmente in maggioranza il prossimo 24 aprile. Un’operazione condotta in parallelo con la Lega del Veneto, interessata a spuntare uno slittamento delle regionali dal prossimo autunno al 2026, esattamente come auspica la Puglia.

Il testo

Il testo, alla pari della legge “anti-sindaci” e dell’altra norma “salva-legislatura” già bocciata, è ad alto rischio di censura da parte di Palazzo Chigi perché violerebbe poteri statali in materia elettorale e la legge quadro nazionale. Ma proprio in ragione degli interessi della Lega e del governatore veneto Luca Zaia, che per il tramite del vicepremier matteo Salvini ha chiesto al Governo centrale di allungare il mandato, il “salva-legislatura” pugliese potrebbe andare in porto.

Certo, il testo assomiglia molto a un Tfm mascherato, una nuova versione del trattamento di fine mandato (circa 35mila euro aggiuntivi per legislatura) che i 51 eletti hanno tentato di auto-assegnarsi per ben cinque volte. In questa circostanza il piano per allungare la vita alla legislatura (e gli stipendi) si concentra sulla data delle elezioni.

La data

La proposta di legge pugliese introduce nella legge elettorale una nuova finestra, attualmente non prevista, dal 15 maggio al 15 giugno. A sostenere il testo ci sono anche civici di centrodestra e Forza Italia, con Fratelli d’Italia in disaccordo in quanto il rinvio – dicono i meloniani – spetta esclusivamente allo Stato. Per legge la data delle elezioni si può stabilire quattro settimane prima della fine del mandato (20 settembre 2025) o entro i due mesi successivi. In tutti gli altri casi l’ultima parola spetta a Roma e, in ogni caso, la nuova finestra sarà operativa dalla prossima legislatura. A meno che non intervenga la mano della politica che, com’è noto, in questi casi può essere salvifica.

I punti a favore

In attesa di un segnale da Roma i proponenti decantano i benefici della finestra elettorale estiva. Che darebbe più tempo per scongiurare il taglio degli eletti da 50 a 40, senza contare il risparmio di 15 milioni per allestire i seggi che si potrebbe dirottare alla sanità e, come se non bastasse, la “comodità” di un unico turno elettorale, un election day nel 2026 che eviterebbe di richiamare i cittadini alle urne a distanza di pochi mesi.

Da ultimo il rinvio garantirebbe una migliore gestione organizzativa: più sedi scolastiche disponibili, clima più favorevole e la possibilità per l’attuale Consiglio di approvare il bilancio di previsione a dicembre, assicurando continuità nella transizione tra vecchia e nuova legislatura. Nel testo si citano diversi precedenti simili: dal rinvio per l’emergenza Covid e l’identica norma della Basilicata che andò a sbattere successivamente contro la pronuncia negativa del Tar.

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