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Regione Puglia, pazza idea: larghe intese in Consiglio per approvare norme ancora al palo

Un patto di fine legislatura con le minoranze per chiudere il mandato approvando due o tre leggi importanti fra cui la riforma elettorale. È questa l’ipotesi che circola in maggioranza per rimediare allo stallo del Consiglio regionale, bloccato da inizio anno fra scioglimenti di sedute per mancanza di numeri, rinvii e una sola seduta portata a termine per approvare leggi di secondaria importanza.

La formula delle larghe intese è spuntata all’interno del Pd e sarà ora sottoposta alla valutazione degli alleati Azione, Con e Per la Puglia. Nei prossimi giorni sarà convocato un vertice di maggioranza alla presenza del governatore Michele Emiliano, chiamato a esprimersi sull’avvio della strategia. Obiettivo: superare mal di pancia e tensioni interne, molte delle quali innescate dalla vigilia elettorale.

La strategia

Il quadro, già confuso, è stato aggravato dal recente addio dell’ex assessora Anita Maurodinoia al centrosinistra: così i numeri della maggioranza, già risicati, si sono ulteriormente assottigliati, considerando la decisione dei Cinque Stelle di concedere soltanto l’appoggio esterno. Di qui l’ipotesi di aprire un dialogo con le minoranze su temi divisivi, in primis le regole del voto, finalizzato a trovare punti di convergenza, trattando sui singoli articoli, ma offrendo in cambio contropartite politiche: un accordo ampio per condurre in porto due o tre leggi urgenti finite “in ostaggio” di contrapposizioni e veti incrociati fra i gruppi. Su tutto la modifica delle legge elettorale con una proposta già deposita per l’introduzione sulla doppia preferenza di genere, a firma della presidente del Consiglio regionale Loredana Capone.

Ma il Pd punta a inserire nella riforma anche la figura del consigliere supplente, già approvato in altre sette Regioni: un meccanismo che prevede l’ingresso dei primi dei non eletti al posto dei consiglieri nominati assessori per sterilizzare il taglio da 50 a 40 seggi dalla prossima legislatura. A seguire la correzione della legge “anti-sindaci”, in odore di bocciatura dal Governo centrale, che sbarra la strada alla candidatura dei primi cittadini alla Regione, obbligandoli a dimettersi sei mesi prima dalla scadenza del mandato: un tema divisivo che vede la maggioranza in bilico con le minoranze pronte a usare l’arma del voto segreto.

Ancora, la correzione della legge sulle nomine a firma della consigliera pentastellata Antonella Laricchia dopo che il Pd non è riuscito a trovare una mediazione con la proponente. In ogni caso si tratta di temi divisivi su cui la coalizione di governo non è in grado di assicurare i numeri in aula.

I sondaggi

E così già da questa settimana cominceranno gli abboccamenti per sondare i gruppi di minoranze che, dal canto loro, hanno già annunciato l’indisponibilità a trattare sulla legge elettorale. Un percorso tortuoso, insomma, che s’annuncia in salita, ma l’unico ad oggi che sembra in grado di superare uno stallo che rischia di paralizzare definitivamente il cosiddetto semestre bianco.

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