Dalla vetta delle trentamila preferenze raccolte alle elezioni regionali nella lista di Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro è il consigliere più votato del centrodestra e per tale ragione si proietta verso più importanti responsabilità.
Alla luce del risultato sarà lei il capogruppo di Fdi in Consiglio regionale?
«Sono a disposizione del partito. Credo, però, sia importante fare squadra con le altre forze di minoranza per costruire un governo-ombra e un’opposizione competente e battagliera che, oltre al controllo sull’operato del futuro governo Decaro, sappia proporre alternative e ottenere risultati».
Chiuse le elezioni, come si costruisce un centrodestra vincente in Puglia?
«Sono convinto che la sconfitta non fosse scontata, sarebbe bastato raccontare i disastri di 20 anni di sinistra per far scegliere il cambiamento. Inoltre, si è deciso troppo tardi il candidato presidente. Ora la sfida è riconquistare la fiducia dei cittadini e i prossimi cinque anni saranno fondamentali. Inoltre, bisogna scegliere i candidati guardando ai migliori a prescindere da giochi di equilibrio fra partiti. Serve vicinanza ai territori e tempismo: le campagne elettorali dell’ultim’ora non pagano».
Che opposizione sarà quella di centrodestra?
«Un’opposizione seria e dura, capace di ribattere colpo su colpo alla maggioranza, di vigilare sulle sue scelte e di denunciare opacità, ma anche pronta a collaborare su proposte condivisibili per il bene dei cittadini».
Quali sono le emergenze su cui non farete sconti?
«Quelle denunciate e su cui il governo Emiliano è rimasto sordo. La sanità pubblica letteralmente da ricostruire; la gestione dei rifiuti, trascinata a colpi di emergenza; la crisi idrica aggravata dalla gestione fallimentare dei consorzi di bonifica; l’agricoltura da risollevare, soprattutto nel Salento ancora in ginocchio per la Xylella; le infrastrutture e i trasporti da potenziare, colmando gli squilibri fra territori; il contrasto alla denatalità e alla fuga dei cervelli».
Ad Atreju ha avuto incontri con i vertici di Fdi? Pensa che gli ingressi degli ultimi anni avranno spazio nel gruppo dirigente?
«Atreju è un’esperienza straordinaria che allarga gli orizzonti e mette a fuoco gli obiettivi di un cammino politico che, sotto la guida di Giorgia Meloni, sta dando stabilità e forza al Paese, anche a livello internazionale. Gli incontri sono stati molto proficui e sono certo che il partito saprà valorizzare chi dimostra di saper svolgere il proprio compito politico con impegno».
Come vede il ritorno di Gianfranco Fini ad Atreju, dopo 17 anni?
«Credo che siano un tempo sufficiente per riabilitare uno dei “padri” della destra moderna. Restituirgli il palcoscenico dell’evento più importante della destra è stata una scelta giusta, e nel confronto con Rutelli, suo antagonista alle Comunali di Roma del ’93, Fini ha dimostrato lucidità e visione politica».