Dopo la vendetta sul terzo mandato escluso dalla correzione della legge elettorale il gruppo di Azione punta a continuare la destabilizzazione della maggioranza regionale. Un’operazione che proseguirà nelle prossime settimane in cui sono previsti appuntamenti cruciali per l’attività politico amministrativa, ad esempio l’approvazione dell’assestamento di bilancio e la manovra finanziaria, l’atto politicamente più importante.
Gli ostacoli
Due scogli che rischiano di saltare per mancanza di numeri considerando i due di Azione, il capogruppo Ruggero Mennea ed il consigliere Sergio Clemente, ma anche l’insofferenza del Pd Maurizio Bruno e del presidente di commissione Mauro Vizzino, per la Puglia, tutti con il mal di pancia dopo la nomina in giunta del consigliere Fabiano Amati. Un’indicazione non condivisa nell’ambito del rimpastino varato dal governatore Emiliano reo di aver umiliato il gruppo pugliese, mai convocato prima della nomina, e la segreteria nazionale che aveva chiesto un confronto preventivo ed assegnato l’ultima parola al gruppo pugliese. La “guerra fredda” di Azione, dicono dai palazzi di Via Gentile, sarà attuata con l’appoggio dei gruppi di minoranza di centrodestra.
I rischi
Un blocco ostruzionistico che rischia di paralizzare l’approvazione dei provvedimenti. A partire dal Defr e passando proprio dalle leggi finanziarie nell’ambito della sessione di bilancio ormai alle porte. Il tutto considerando la necessità di quorum qualificati di 26 voti, difficile da raggiungere in assenza di unità e compattezza, così com’è emerso nell’ultimo scivolone in aula sui debiti fuori bilancio. Altro bubbone sarà poi l’elezione del successore del consigliere Amati a capo della commissione bilancio. La postazione spetterebbe al Pd che potrebbe assegnarla all’ex capogruppo Filippo Caracciolo o allo stesso Maurizio Bruno, il consigliere brindisino in rotta con la maggioranza per l’ingresso in giunta di Amati. Di traverso ci sarebbe Saverio Tammacco, Per la Puglia, attuale vice presidente che la civica vorrebbe nominare a capo della prima commissione. Ma in un caso o nell’altro mancano i numeri necessari visto che dopo il subentro di Mennea al bilancio maggioranza e opposizione si equivalgono, 6 a 6, rendendo di fatto impossibile la votazione con un vincitore.