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Regione Puglia, il presidente Emiliano fa il bilancio: ma non è un addio

Michele Emiliano saluta la Regione con il tono di chi rivendica una lunga traversata politica senza essere caduto da cavallo. «Penso di averlo domato: dopo dieci anni esco in piedi e indenne dalla Regione Puglia», dice ai giornalisti, a margine di una delle sue ultime conferenze stampa da governatore.
Il contesto è quello del passaggio delle azioni di Acquedotto Pugliese ai Comuni, ma il clima è da bilancio di fine mandato. E il presidente uscente non nasconde l’orgoglio per un risultato che definisce “storico”, anche se ammette con una punta di amarezza che «sono quelle cose che non fanno notizia».

L’acqua pubblica blindata per i prossimi vent’anni diventa così il simbolo politico di una stagione: la chiusura di un cerchio iniziato con il referendum e portato a compimento con una complessa operazione legislativa e amministrativa. Emiliano rivendica di aver messo in sicurezza il più grande acquedotto d’Europa, sottraendolo definitivamente al rischio di privatizzazione. «È uno dei risultati più importanti del mio mandato», sottolinea, parlando di un vero e proprio regalo di fine legislatura. Ma il presidente non si concede solo ai toni celebrativi.

Il pensiero corre anche ai dossier irrisolti, primo fra tutti quello dell’ex Ilva. Emiliano si dice fiducioso sull’assegnazione imminente, ma non nasconde le sue preoccupazioni: teme il declassamento dello stabilimento e sa che, nel breve periodo, Taranto non potrà fare a meno del carbone. La sfida, ribadisce, resta quella di ambientalizzare la fabbrica e ripensare il futuro della città agganciandolo al porto, evitando scorciatoie che rischiano di lasciare macerie industriali e sociali.
Poi c’è il capitolo del “dopo”.

Il 7 gennaio segnerà la proclamazione ufficiale del successore, Antonio Decaro, e con essa l’avvio di una nuova fase politica. Emiliano glissa sul suo futuro personale. Alla domanda se resterà in Regione, magari come assessore, risponde sornione: «E dove volete che stia? Sarò qui». Una frase volutamente ambigua, che lascia aperti tutti gli scenari e conferma la sua intenzione di non uscire di scena. Di certo, ammette con una battuta amara, non dovrà più vivere «il patema quotidiano di aprire i giornali con l’incubo di un arresto o di uno scandalo».

Solo dopo questo lungo bilancio politico arriva l’atto formale: la firma che sancisce il trasferimento delle prime quote di AQP ai Comuni. Un passaggio che Emiliano interpreta come l’atto finale di una «rivoluzione silenziosa» nella governance dell’acqua. Grazie al nuovo assetto, reso possibile dalle leggi nazionali e regionali approvate negli ultimi mesi, l’Acquedotto resterà pubblico e potrà continuare a operare in house anche oltre la scadenza della concessione fissata al 31 dicembre 2025. «Abbiamo chiuso definitivamente il percorso di messa in sicurezza di AQP», ribadisce il governatore, rivendicando anche il confronto con il Governo e il riconoscimento, nel tempo, della bontà della linea pugliese.

Per Emiliano, più che un atto amministrativo, è una scelta politica identitaria: l’acqua come bene comune sottratto alle logiche di profitto. Nel giorno delle firme e delle foto di rito, il protagonista resta lui. Il presidente uscente che, tra rivendicazioni e nodi ancora aperti, prova a scrivere l’ultima pagina del suo decennio alla guida della Puglia, lasciando in eredità un messaggio chiaro: alcune battaglie, anche se poco rumorose, segnano più di tante promesse elettorali.

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