Cade nel vuoto la proposta della segreteria regionale del Pd di votare l’8 aprile la nuova legge elettorale in Consiglio regionale. A determinare lo slittamento ci sono problemi organizzativi – diversi assessori saranno impegnati per il Vinitaly a Verona – e politici. La conferma arriva direttamente dal capogruppo dei dem Paolo Campo che ha preso altro tempo per concludere le consultazioni con il resto degli alleati e le forze di minoranza. Lo stallo è stato confermato ieri, quando le numerose assenze di esponenti del centrosinistra in Commissione Bilancio hanno impedito la discussione di ben 18 proposte relative a debiti fuori bilancio.
Il centrosinistra
Il Pd punta a incassare un minimo sindacale che riguarda l’introduzione della doppia preferenza di genere in favore delle donne e l’abrogazione della legge “anti-sindaci”, già censurata dal Governo centrale. Pur essendo sulla carta favorevoli, Con, Per la Puglia e Azione, gli altri soci di maggioranza, chiedono di discutere anche gli altri nodi della legge elettorale, a partire dalla cancellazione dell’asticella del 4% (l’ipotesi è di ridurla al 2,5) per partecipare alla distribuzione dei seggi, passando per l’introduzione della figura del consigliere supplente per finire con la modifica del metodo di calcolo per lo sbarramento da commisurare ai voti presi dalle liste e non dal candidato governatore. Tuttavia il Pd non vuole saperne di accontentare gli alleati minori sulla soglia di sbarramento.
La minoranza
Non è aria anche nel campo delle minoranze di centrodestra indisponibili a trattare su temi sollecitati dal centrosinistra che tecnicamente non servono a uno schieramento destinato alla sconfitta. Sia come sia nei prossimi giorni si riuniranno i capigruppo di maggioranza per provare ad individuare un accordo ed un testo condiviso che al momento appaiono lontanissimi. Il tutto considerando le diverse incognite che ancora permangono.
A partire dalla data delle elezioni, da tutti considerata ad ottobre, ma non ancora definita con decreto. Il numero dei consiglieri regionali con il taglio previsto da 50 a 40 che dovrebbe essere risolto da una norma statale su cui è caduta una cortina di silenzio. Per non parlare della questione del terzo mandato con la data del nove aprile per l’udienza fissata dinanzi alla Consulta chiamata a validare o meno il lodo De Luca che potrebbe rimettere in gioco il governatore Emiliano.