Con ogni probabilità stasera, quando lo scrutinio delle elezioni regionali in Calabria avrà dato indicazioni certe su chi avrà vinto la competizione in quella regione, ci sarà l’ufficializzazione della candidatura quale presidente della Puglia dell’imprenditore barese, Luigi Lobuono: nonostante i mal di pancia della Lega che ha ipotizzato anche una corsa solitaria con alla guida l’ex generale Roberto Vannacci. E sono proprio i malumori di una parte della coalizione che hanno spinto i dirigenti nazionali della coalizione, incaricati di tessere i rapporti con quelli regionali, a spiegare che «il nome di Lobuono l’ha fatto la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, agli alleati» e cioè ad Antonio Tajani, segretario di Forza Italia e a Matteo Salvini della Lega. Una spiegazione che ad alcuni fa dire come «dietro tutta l’operazione ci sia la mano di Raffaele Fitto».
Le ipotesi
Già, secondo alcuni dirigenti di centrodestra, che interpretano un sentimento diffuso, la riscoperta dell’ex presidente della Fiera del Levante, proprio negli anni in cui Fitto era il governatore della Puglia, non può non essere opera del vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Così, tra aneddoti e ricordi, in particolare tra coloro che all’epoca, a cavallo del millennio, erano già protagonisti della politica attiva pugliese, riemergono i solidi legami tra Fitto e Lobuono. Soprattutto quando l’allora presidente della Regione impose l’imprenditore barese quale candidato sindaco di Bari nel 2004 contro le richieste di Alleanza nazionale che voleva candidare il fratello di Pinuccio Tatarella, Salvatore.
Il precedente
Prima delle elezioni nessuno immaginava che il centrodestra potesse perderle. Il primo cittadino uscente, Simeone Di Cagno Abbrescia godeva di una enorme popolarità, così come tutto il centrodestra, e la successione con il capo della storica Fiera sembrava la soluzione più naturale per dare continuità all’amministrazione comunale con un altro un imprenditore, già noto al grande pubblico. Fu solo la prepotente entrata in scena di Michele Emiliano che infranse i sogni del centrodestra e costrinse Lobuono a una umiliante sconfitta al primo turno con ben otto punti di distacco dal centrosinistra, rinato grazie all’ingombrante presenza del magistrato antimafia approdato alla politica attiva. Dopo più di un quarto di secolo da quegli eventi ecco che i due protagonisti, nel racconto di vecchi esponenti di centrodestra, ritornano sulla scena. Fitto e Lobuono riprendono così le redini di un centrodestra frastornato dalla lunga trattativa durata mesi per la scelta del candidato presidente e soprattutto per l’ottimistico trionfalismo che anima l’altra parte del campo e cioè il centrosinistra di Antonio Decaro. Anche in questo caso, però, chi immagina che si sia scelto solo un pugile incassatore «si sbaglia» afferma un ex esponente di primo piano del centrodestra pugliese. «La decisione di candidare Lobuono significa che da lì si riparte. Vista la mission impossible contro Decaro, portare l’imprenditore in Consiglio regionale, insieme alla stragrande maggioranza dei consiglieri di Fratelli d’Italia – tra gli otto e i nove seggi – significa per Fitto blindare la Puglia a suo favore in attesa che si ricostruisca una compagine competitiva».
