Investire nell’agroindustria, trattenere valore economico in Puglia, trasformare qui ciò che oggi viene lavorato altrove. È la ricetta di Antonio Decaro, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, che ieri ha incontrato i vertici di Coldiretti nella sede barese dell’associazione. Un appuntamento lontano dai toni della campagna elettorale, costruito su numeri e proposte. Il punto di partenza è un dato che fotografa una fragilità strutturale dell’economia agricola regionale: il 70% della produzione pugliese lascia la regione per essere trasformata altrove. Olive, grano duro, uva da tavola, ortaggi: eccellenze che percorrono centinaia di chilometri per diventare prodotti finiti, generando ricchezza che poi resta fuori dai confini pugliesi.
La proposta
«Se vogliamo creare lavoro vero – spiega Decaro – dobbiamo chiudere la filiera in Puglia». Poi annuncia incentivi mirati per attrarre investimenti nell’agroindustria e la realizzazione di nuovi stabilimenti di trasformazione nelle aree più produttive. L’obiettivo è chiaro: trattenere qui margini e occupazione, trasformando la Puglia da grande produttrice di materia prima a terra che genera prodotti finiti e valore aggiunto. Mentre a pochi chilometri di distanza, al Teatro Team, si consuma la «grande kermesse» del centrodestra con la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini accorsi a sostenere il candidato Luigi Lobuono.
La strategia politica
Decaro sceglie un’altra strategia. Niente repliche agli attacchi, nessuna polemica. «Ho presentato il mio programma – dice – e ora guardo negli occhi i pugliesi e chiedo di valutare il merito delle proposte. Se sarò presidente, sarò collaborativo con il governo, come ho fatto da sindaco di Bari e da presidente dell’Anci». Smentisce anche le tensioni con Elly Schlein dopo il mancato incontro nella tappa leccese della segretaria dem: «Nessun incidente, c’è piena sintonia». E mentre i riflettori nazionali si accendono sulla campagna elettorale pugliese come test politico per gli equilibri di governo, Decaro preferisce muoversi sul terreno dell’economia reale: incentivi, imprese, lavoro.
L’ultimo quarto di miglio
Ora si entra nella fase finale della campagna: quella del contatto diretto, del porta a porta, delle piazze. «In questa Regione – afferma – la scelta non può essere delegata al rumore della propaganda. Bisogna guardare alle proposte, non ai titoli». Il messaggio è netto: la sfida non si gioca sulle grandi scenografie né sulla competizione nazionale, ma su ciò che resterà dopo le elezioni. E per Decaro il punto di partenza è l’agricoltura: non più come settore dipendente dagli aiuti, ma come motore di sviluppo industriale. Perché – ribadisce – «la Puglia non può continuare a spedire ricchezza altrove». L. I.









