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Regionali in Puglia, Porro: «Sì, volevano candidarmi. La destra unita può vincere» – L’INTERVISTA

Nicola Porro non ci sta. Mentre a Bari alcuni collettivi annunciano proteste contro La Ripartenza - oggi e domani in scena al Petruzzelli - accusata di essere una “fiera del genocidio” per la presenza di ospiti considerati vicini a Israele e al settore bellico, il giornalista rivendica la natura dell’evento: «Non è un tribunale, ma…
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Nicola Porro non ci sta. Mentre a Bari alcuni collettivi annunciano proteste contro La Ripartenza – oggi e domani in scena al Petruzzelli – accusata di essere una “fiera del genocidio” per la presenza di ospiti considerati vicini a Israele e al settore bellico, il giornalista rivendica la natura dell’evento: «Non è un tribunale, ma un’occasione di confronto sul lavoro, le imprese e il futuro del Paese». E difende le scelte di ospiti e contenuti: «Il senso di queste polemiche mi sfugge». Ecco cosa ci ha raccontato.

È notizia delle ultime ore la polemica contro La Ripartenza. Cosa risponde?

«Mi sembra assurda. Non riesco a capire nemmeno da dove nasca. La Ripartenza non è un luogo di scontro, ma un’occasione per discutere di lavoro, imprese e del futuro del Paese. È una festa, non un tribunale. Che senso ha tutto questo? Non lo comprendo».

Molti contestano la presenza del ministro Crosetto, considerandola divisiva. Che ne pensa?

«Questa è la nona edizione de La Ripartenza, e abbiamo sempre invitato un ministro rappresentativo, a prescindere dal governo in carica. Abbiamo avuto il ministro dell’Economia quando i conti erano in difficoltà, quello dell’Ambiente in pieno Green Deal, il presidente della Camera per le riforme costituzionali. Oggi, con il tema centrale della guerra e della geopolitica, chi meglio del ministro della Difesa? Chi avrei dovuto invitare, Babbo Natale?».

A Bari si discute anche dello stallo del centrodestra sul candidato per la Puglia. Come vede la situazione?

«Credo che il centrodestra in Puglia si sia troppo diviso dopo Fitto, ragionando più sulle sigle e sulle componenti interne che sulla possibilità di vincere. Dovrebbero fare come a livello nazionale: unirsi, pur nella diversità, per governare. La Puglia ha energie straordinarie e una cultura cittadina ancora viva. Se il centrodestra riuscisse a vincere qui, sarebbe una spinta importante per la regione».

Come giudica la gestione di Michele Emiliano?

«Emiliano è un politico straordinario, è un personaggio forte. Ma su alcune questioni, penso per esempio alla Tap, è stato un perfetto candidato della sinistra estrema. Io non giudico le vicende giudiziarie, non è il mio metodo. Ma se guardiamo alle questioni pratiche, emergono tutte le criticità».

E Antonio Decaro? Lo vede più come leader del Pd nazionale o come possibile governatore della Puglia?

«Decaro deve decidere se vuole essere un buon amministratore o un leader politico nazionale. È una scelta che deve fare lui. La Meloni, ad esempio, ha deciso di non candidarsi a sindaco di Roma per giocarsi la partita nazionale, e ha vinto. Decaro, invece, resta sempre con un piede qui e uno là: un po’ amministratore, un po’ in Europa, un po’ potenziale leader del Pd. Ma un buon amministratore e un leader nazionale sono due ruoli diversi».

Le hanno mai chiesto di candidarsi?

«Moltissime volte, fin dai tempi di Berlusconi. Ma la verità è che io non saprei amministrare nemmeno un condominio, figuriamoci un Paese. Se qualcuno per sbaglio mi eleggesse, finirei in galera il giorno dopo».

E di recente, qualcuno le ha chiesto di scendere in campo per le regionali in Puglia?

«Sì, me lo hanno chiesto. E ti confesso una cosa che non ho mai detto: mi diverte che me lo chiedano, perché poi posso scherzarci sopra con Cruciani. Gioco su queste voci, ma nulla di più».

Può dire chi glielo ha chiesto?

«Non è carino fare nomi, anche perché chi me lo ha chiesto lo ha fatto con affetto e stima. Ma ti dico anche un’altra cosa: con mio fratello abbiamo un’azienda agricola qui in Puglia. Se facessi politica qui, mi romperebbero le scatole ogni cinque minuti con i conflitti d’interesse».

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