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Regionali in Puglia: l’ultimo confronto tra i candidati presidente Decaro, Lobuono, Mangano e Donno

È andato in scena negli studi di Telenorba, in “Aspettando Votofinish“, l’ultimo confronto tra i quattro candidati presidente della Regione Puglia.

Tanti i temi toccati: dal rapporto tra i giovani e la politica all’astensionismo, dall’ex Ilva alla crisi idrica, fino alla sanità.

«Ho incontrato tanti giovani» durante la campagna elettorale e «c’è grande aspettativa», ha affermato Antonio Decaro, candidato presidente della coalizione progressista. «I ragazzi – ha aggiunto – chiedono di poter studiare nelle loro università e di avere alloggi, la nostra proposta è di attivare 1.500 posti nelle residenze universitarie». I giovani, ha aggiunto, «chiedono un futuro lavorativo qui e di esserne protagonisti». La Puglia, ha ricordato Decaro, «è stata la regione di Bollenti Spiriti e con adeguate risorse voglio dare ai giovani queste possibilità».

Alla domanda rivolta ai candidati su come combattere il rischio di astensione e cosa fare nei primi 12 mesi di mandato, Decaro ha risposto che bisogna tenere «aperte le strutture sanitarie fino alle 23, anche di sabato e domenica, e attivare il centro unico di prenotazione regionale, riducendo le prescrizioni non appropriate attraverso linee guida univoche». La seconda delibera riguarderà una «task force regionale di tecnici per spingere sugli impianti per tamponare la crisi idrica e superare l’emergenza».

Il candidato del centrodestra, Luigi Lobuono, ha spiegato che «durante questa campagna elettorale ho incontrato tanti giovani che vogliono occuparsi di politica, alcuni di loro stanno frequentando le sezioni del partito per impegnarsi. Ma ci sono anche tanti ragazzi disillusi dalle risposte avute dalla politica».

Lobuono ha affermato di aver «percepito il distacco che si è creato tra i cittadini più giovani e i politici. La colpa non è dei ragazzi, ma delle mancate risposte da parte della politica. Molti sono disillusi anche rispetto alla possibilità di andare a votare».

Alla domanda su come combattere il rischio di astensione e cosa fare nei primi 12 mesi di mandato, Lobuono ha risposto che «la prima cosa sulla quale mettere le mani è la sanità perché è allo stremo, la Puglia è agli ultimi posti in Italia per i servizi erogati. La prima delibera sarà per tagliare le liste di attesa e rinforzare da subito i pronto soccorso, senza fare voli pindarici sulla sanità di prossimità per la quale occorre tempo».

Sabino Mangano, che guida la lista “Alleanza civica per la Puglia“, ha sottolineato che «c’è una disaffezione totale dei giovani verso la politica, non si crede più nella politica. Ho trovato gente per strada, nei mercati e abbiamo avuto una risposta più ampia dagli over 50, che si sono fermati ad ascoltare il nostro programma». Mangano ha evidenziato che «i ragazzi tra i 20 e 30 anni non vogliono più sentire parlare della politica, forse perché non hanno più fiducia».

Alla domanda su come combattere il rischio di astensione e cosa fare nei primi 12 mesi di mandato, Mangano ha risposto che «bisogna finanziare le borse di specializzazione per i medici, abbiamo tantissimi laureati che al momento possono fare solo guardie mediche perché non riescono a specializzarsi».

Ada Donno, candidata presidente per Puglia pacifista e popolare, assente al dibattito ma in collegamento telefonico, ha spiegato che la sua lista «si è presentata con una proposta politica autonoma e alternativa ai due schieramenti di centrodestra e centrosinistra, sapendo di dover sfidare una legge elettorale molto selettiva e per noi anti democratica».

Puglia pacifista e popolare, ha detto, si propone «di continuare la battaglia per il ritorno a una legge interamente proporzionale. Le forze politiche che ci sostengono – ha aggiunto – hanno voluto che in questa campagna elettorale fossero portate le parole e le ragioni su cui gli altri tacciono, il nostro impegno contro le politiche di riarmo è netto ed è un pilastro per noi, così come il riorientamento al sociale dell’intera gestione pubblica della politica e dell’economia».

Ex Ilva, Decaro: «Lo Stato decarbonizzi e poi ceda le quote». Lobuono: «Già stanziate risorse ingenti»

Al centro del confronto, inevitabilmente, anche la situazione dell’ex Ilva di Taranto con Decaro che ha sostenuto che «lo Stato deve entrare nel capitale dell’Ilva, che deve diventare pubblica. La decarbonizzazione la deve fare lo Stato che poi potrà cedere le quote, perché l’Ilva rischia di diventare una bomba sociale ed ecologica». Per il candidato del centrosinistra «se l’Ilva non è un settore strategico per il Paese allora bisogna attrarre subito capitali. E se dovessero decidere di chiuderla non potrà certo restare così perché è un problema ecologico enorme».

Alla domanda secca se l’Ilva chiuderà, Decaro ha risposto che «il rapporto fra sindacati e governo porterà alla decarbonizzazione completa con risorse pubbliche, avremo un’azienda che produrrà in un settore strategico. Ma si arriverà a una riduzione della forza lavoro». Per Decaro «bisogna diversificare, Taranto ha bisogno di turismo perché è la culla della Magna Grecia. Ci sono anche aziende interessate a un polo del freddo per l’industria alimentare e bisogna riattivare il centro storico, una svolta arriverà con i Giochi del Mediterraneo».

Lobuono ha spiegato che «appena si sono interrotte le trattative con i sindacati ho chiamato il vicepremier Antonio Tajani per chiedere di fare tutto ciò che è possibile. Lo Stato è già dentro l’Ilva e ha stanziato risorse ingenti».

Quello del siderurgico tarantino per Lobuono «è un problema importante di sicurezza, salute e mantenimento dei posti di lavoro. Un problema così complesso non si può risolvere in una campagna elettorale». Alla domanda secca se l’Ilva chiuderà, Lobuono ha risposto che «non chiude. Il governo ha assicurato che vuole procedere alla decarbonizzazione, ma per passare all’elettrico occorre una struttura energetica basata sul gas che per ora viene bloccata. Sarebbe assurdo far chiudere l’Ilva perché l’acciaio è troppo importante per l’Italia e per il nostro territorio».

Per Mangano, invece, «l’Ilva va chiusa, è un bubbone che va estirpato. Poi si possono invitare gruppi specializzati in innovazioni tecnologiche in modo che Taranto diventi un hub europeo, per esempio nel campo dell’automotive».

Il candidato di Alleanza civica per la Puglia ha affermato che «si possono fare tante cose mantenendo il livelli occupazionali, attraverso la formazione del personale. Quello dell’Ilva è un progetto degli anni Sessanta, ora bisogna guardare al futuro. Taranto può diventare un hub turistico ed ecologico». Alla domanda se l’Ilva chiuderà, Mangano ha risposto che «va chiusa e chiuderà» anche se «temo che fra governo e sindacati possa avvenire un altro scempio, con miliardi spesi per nulla». «L’Ilva – ha concluso – va bonificata e vanno fatte arrivare realtà, anche dall’estero, per riconvertire lo stabilimento come avvenuto in tutta Europa dove c’erano insediamenti anche più grandi».

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