Si riaccende lo scontro ai vertici del centrosinistra pugliese. Dopo la frattura consumata sulla mancata candidatura di Michele Emiliano. Ora il duello tra il governatore uscente e il suo successore in pectore, Antonio Decaro, si sposta sul terreno delle nomine sanitarie. Un terreno delicatissimo, perché riguarda la guida delle Asl e degli enti strategici della Regione.
Il pomo della discordia sono i direttori generali di cinque aziende sanitarie pugliesi, i cui incarichi scadono a fine mese. Emiliano vuole chiudere la partita subito, nominando i nuovi vertici. Una scelta che il sindaco di Bari considera un atto politico di natura fiduciaria che spetta al prossimo governo regionale, dal momento che i direttori resteranno in carica per tre anni, ben oltre il termine di questa legislatura.
Ma l’iter, nonostante le polemiche, corre spedito. Dopo l’accelerata impressa a ridosso di Ferragosto, la commissione esaminatrice presieduta dal numero uno di Arca Puglia, Piero De Nicolo, uomo di fiducia di Emiliano, ha ristretto la rosa a 32 candidati su 75.
Tra i ripescati c’è anche il nome di un ex manager di Sanità Service Bari, Fabrizio D’Addario. Secondo gli schemi circolati negli uffici della Regione, Emiliano punterebbe a trasformare gli attuali commissari in direttori generali: Vito Gregorio Colacicco a Taranto, Tiziana Di Matteo alla Bat e Giuseppe Pasqualone a Foggia sarebbero confermati; all’Irccs De Bellis di Castellana approderebbe l’attuale direttore dell’Oncologico, Alessandro Delledonne, sostituito a sua volta proprio da D’Addario.
Un disegno che sembra già scritto ma che, in realtà, potrebbe ancora saltare. Emiliano ha dalla sua il fatto che le nomine è obbligato a farle per legge, anche se, dopo la scadenza, esiste una proroga di legge di 45 giorni che porta proprio a ridosso delle elezioni.
Decaro, forte dei contatti con la segreteria nazionale del Pd guidata da Elly Schlein, non esclude di intervenire e ribaltare nuovamente il tavolo. Visto anche che il governatore non intenderebbe mollare sulla nomina del parlamentare Ubaldo Pagano, a lui vicino, ad assessore alla Sanità pugliese. Nel frattempo Emiliano continua a piazzare le sue ultime pedine.
A metà settembre è stato rinnovato per altri cinque anni il mandato di Francesco Ferraro, direttore generale dell’Arif, confermato con un decreto firmato dall’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, considerato però vicino proprio a Decaro. Pochi giorni fa, inoltre, la Giunta regionale ha nominato Pietro Netti alla guida dell’Adisu, attingendo dal vecchio albo degli idonei in scadenza.
Restano sospese le nomine più pesanti, a cominciare da quelle dell’Acquedotto Pugliese, trasformato in ente «in house» con l’ingresso dei Comuni. Il cda guidato da Domenico Laforgia è scaduto da oltre un anno, ma il braccio di ferro tra Emiliano e Decaro ha prodotto un solo risultato: lo stallo. Sul futuro della sanità e degli enti strategici pugliesi incombe così un’incertezza politica che rischia di pesare sull’avvio della nuova legislatura. Una resa dei conti che continua fra i due leader del centrosinistra pugliese.