Sia Antonio Decaro, candidato presidente per il centrosinistra, che Luigi Lobuono, sfidante per il centrodestra alle prossime elezioni regionali, in ogni occasione ripetono il cosiddetto mantra «contro l’astensionismo».
Il leader della coalizione progressista ogni volta che parla ricorda che «non abbiamo ancora vinto e per questo è necessario il contributo di tutti». Anche durante la presentazione del programma con cui sta svolgendo l’ennesimo tour per la Puglia Decaro spinge «a portare la gente alle urne».
Così come fa Lobuono, consapevole che una fetta importante di astensione arriverà da elettori di centrodestra, irritati per i ritardi nelle scelte politiche e dei candidati. Insieme ai leader delle due coalizioni, nelle ultime ore un invito pressante a non disertare i seggi elettorali domenica 23 e lunedì 24 novembre arriva dall’ex assessore alla sanità e consigliere uscente non ricandidato, Luigi Lopalco: «Il nostro avversario è quello che da anni è il primo partito italiano. In Calabria ha preso il 56,8 per cento, nelle Marche il 49,9, in Toscana il 52,3: è il partito dell’astensionismo».
Così il medico infettivologo prova a fare una considerazione: «Molti, in Puglia, nel centrosinistra, credono che avendo un candidato forte come Decaro non serva il proprio contributo, tanto si vince a mani basse. Niente di più sbagliato: bisogna vincere bene e, soprattutto, mandare in Consiglio Regionale le persone che meglio rappresentano la propria visione della vita, visto che disponiamo del voto di preferenza».
Mentre al centrodestra e agli indecisi Lopalco suggerisce con ironia di «cambiare idea e scegliere un candidato di centrosinistra», visto il favore dei pronostici per questa coalizione. Lopalco, tuttavia, al netto del suo parteggiare per uno degli sfidanti, immette nel dibattito un tema importante che per anni è stato sottovalutato e cioè che la disaffezione al voto cresce sempre di più e nessuno sembra poterla arginare. Tanto che nemmeno i toni populisti sembrano riuscire a scomodare i riluttanti al voto. Ovviamente, tra studiosi e addetti ai lavori si moltiplicano le interpretazioni su questa deriva.
Giovanni Dello Iacovo, spin doctor e giornalista, a margine di un evento con Decaro di fronte a una platea con tanti posti vuoti sospira: «Certo votare a fine novembre non aiuta». La questione temporale, però, è solo una delle concause: Vittorio Mete e Dario Tuorto, sociologi e docenti a Firenze e Bologna, nel volume «Il partito che non c’è. L’astensionismo elettorale in Italia e in Europa», spiegano a chiare lettere i tanti motivi per cui gli elettori restano a casa. Tra questi c’è «la scelta di ripagare i governanti con la stessa moneta e cioè l’indifferenza e l’ostilità». Quasi fosse quella vendetta popolare descritta da José Saramago nel «Saggio sulla lucidità».