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Politica Puglia

Regionali in Puglia, fra Emiliano e Decaro sarà derby infuocato a colpi di preferenze

Una battaglia all’ultimo sangue, senza esclusione di colpi. Si annuncia così la campagna elettorale per le regionali. Una sfida scontata sull’esito (la vittoria di Decaro attende solo la forbice del distacco), ma a dir poco incerta sugli equilibri interni nel centrosinistra.

Un derby infuocato

A condizionare la partita è lo strappo fra il presidente uscente Michele Emiliano e il candidato designato, Antonio Decaro. Un derby che nessun bookmakers avrebbe potuto prevedere. Per la prima volta saranno l’uno contro l’altro armati due leader del Pd che hanno scritto insieme la storia della primavera pugliese.

La strategia di Emiliano

Emiliano, escluso dalla corsa per volontà del Nazzareno, ha già messo in campo il suo piano d’azione. Ieri c’è stato un lungo vertice a Bari con gli “emilianisti” (anticipato dall’Edicola del Sud) che ha stabilito la strategia. Nelle liste Dem Emiliano farà eleggere almeno tre o quattro fedelissimi creando una corrente autonoma. Un gruppo omogeno che si collocherà nell’attuale maggioranza del partito nell’orbita della segretaria Elly Schlein. Una mossa che consentirà ad Emiliano di ottenere le contropartite politiche alla sua esclusione, offrendo in cambio alla Schlein un appoggio in vista del congresso nazionale Pd del 2026 per fronteggiare il possibile assalto di Decaro, sostenuto dalla minoranza riformista, da Matteo Renzi e da Giuseppe Conte, che potrebbero partecipare al voto delle primarie per confermare o meno la segretaria uscente.

I primi nomi

I quattro eletti emilianisti Pd saranno guidati dall’onorevole Ubaldo Pagano, il cui seggio parlamentare sarà acquisito da Emiliano nel 2027; su Foggia, il vice presidente Raffaele Piemontese, nella Bat il segretario Domenico Desantis e su Taranto il consigliere del presidente Cosimo Borraccino. A questa squadra, in attesa di essere confermata, si uniranno poi gli eletti nelle liste civiche emiliane.
Ai nastri di partenza ci sono i Popolari dell’assessore Gianni Stea e la lenticchia di Con, ridimensionata dall’abbandono forzoso dell’ex assessore Alessandro Delli Noci. I progetti dell’ala emiliana, però, devono tener conto delle strategie di Decaro.

Il candidato presidente

L’eurodeputato sembra intenzionato ad usare l’accetta per sfrondare i cosiddetti “impresentabili”, cioè i consiglieri uscenti con guai giudiziari sul groppone. Almeno due o tre casi di difficile composizione, considerando che in coalizione è stata accolta la candidatura di Nichi Vendola, condannato in primo grado per il processo “Ambiente svenduto” e in attesa di un nuovo giudizio dopo lo stop imposto dalla Cassazione per un vizio formale.

Rispetto al 2020, fra l’altro, il centrosinistra si presenterà dimezzato con sette liste contro le 15 in appoggio ad Emiliano. Meno simboli, ma ben più agguerriti, con sfide all’ultimo voto per superare l’asticella ammazza partitini che nel 2020 spazzò via dal consiglio regionale il listone dei civici da circa 100 mila voti guidati dall’ex assessore Alfonso Pisicchio.

A complicare il quadro i Cinque Stelle – nel 2020 corsero da soli – che rischiano di drenare consensi ad Avs rafforzata dalla presenza di Vendola. Da ultimo l’incognita del Pd con la guerra interna fra emilianisti e decariani e la perdita di diversi pezzi da novanta, per un totale di circa 50 mila voti. Da Filippo Caracciolo, nella Bat, ad Anita Maurodinoia, passando per Michele Mazzarano e Ruggiero Mennea. Al loro posto scalpitano gli aspiranti mister preferenze, dal fedelissimo di Decaro, Francesco Paolicelli, consigliere uscente e gli assessori baresi Pietro Petruzzelli (in tandem con la consigliera regionale Lucia Parchitelli) e Paola Romano.

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