Antonio Decaro, candidato presidente della coalizione progressista alle prossime elezioni regionali, ha incontrato oggi gli operatori culturali e i rappresentanti delle reti regionali per raccogliere istanze e proposte da inserire nel suo programma Puglia2030. L’obiettivo è mettere al centro la cultura come «strategia» per lo sviluppo del territorio.
«La cultura può essere una leva turistica o un motore dello sviluppo economico, ma non può essere un’attività secondaria», ha dichiarato Decaro in apertura dell’assemblea pubblica. Il candidato ha sottolineato come la cultura sia centrale per lo sviluppo sociale, sia nella creazione di un’offerta che nella capacità di soddisfare la domanda.
I numeri della cultura in Puglia e le richieste del settore
Il settore culturale e creativo pugliese conta 22.800 imprese, 59.700 occupati e un fatturato aggregato di 2,8 miliardi di euro nel 2023. Un dato significativo è la crescita occupazionale del +3,1% rispetto al 2019, che mostra il dinamismo del comparto.
Gli operatori del settore hanno chiesto a gran voce certezza nei bandi, delle risorse e dei tempi, per poter programmare a lungo termine le loro attività. Un altro punto cruciale è la dignità del lavoro e la necessità di investire sulla formazione delle maestranze locali per contrastare la fuga di talenti. È stata proposta una «dote formativa» per incentivare l’occupazione giovanile e il ritorno dei professionisti in Puglia.
Durante l’incontro, sono emerse altre importanti proposte, come il sostegno alle realtà culturali minori, la destagionalizzazione degli eventi e il supporto ai piccoli club per la musica live. È stato anche sollevato il tema del riuso dei beni confiscati alla mafia e la necessità di creare un «pubblico diffuso», a partire dai più giovani.
«La Puglia può e deve diventare un luogo in cui i pugliesi possano produrre cultura, ma anche fruirne attraverso strumenti che la rendano accessibile a tutti e in tutti i territori», ha concluso Decaro. La sfida, ha aggiunto, è far crescere parallelamente i grandi eventi e la «cultura degli eventi di ogni giorno, nelle associazioni, nelle piazze, nei piccoli comuni».








