«So che è stato complicato rintracciarmi, ma oggi ho ricevuto almeno 800 telefonate». Al termine di una giornata fitta di impegni e di riunioni, Luigi Lobuono, accetta di parlare mentre ritorna in auto da Roma e spiega le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare la candidatura a presidente della Regione Puglia per il centrodestra a poche settimane dal voto: «E’ stato un gesto di amore per la mia terra. Quella Regione che mi ha dato tanto e di conseguenza è giusto che sia ricambiata».
Perché ha accettato questa sfida che parte così in ritardo?
«Insisto sull’atto di amore che non è una frase di circostanza, ma un dato reale perché tutta la mia vita e quella della mia famiglia è legata a doppio filo alla Puglia. Aggiungo che una delle motivazioni più forti è data dal fatto che i pugliesi soprattutto hanno diritto a una nuova speranza e a un nuovo modello di sviluppo».
Chi l’ha consigliata, oltre ovviamente la sua famiglia?
«Certamente ne ho parlato prima di tutto con i miei familiari che hanno subito accolto il mio entusiasmo. E poi con le persone più vicine».
Quali saranno le priorità del programma?
«I problemi e le problematiche della regione sono sotto gli occhi di tutti. Parlo innanzitutto di sanità. Siamo in una emergenza con troppe situazioni insostenibili. Ho contezza, anche per questioni di persone vicine, di quanto sia difficile prenotare una visita. Questa è la priorità assoluta. Poi ci sono le problematiche agricole, altrettanto importanti, basti pensare alla Xylella che è giunta alle porte di Foggia e di molti altri settori del governo territoriale».
E per la politica industriale?
«Se si riferisce allo sviluppo del tessuto produttivo, anche qui bisogna dare una spinta decisiva. Se poi si riferisce alla questione Ilva, merita un capitolo a parte. Innanzitutto, bisogna tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. E’ questo il problema principale. Poi bisogna garantire il posto di lavoro per 15mila lavoratori che con l’indotto quasi raddoppiano. Ma, insisto, è un tema complesso che andrà affrontato con la serietà che merita».
Quali saranno i primi impegni nei prossimi giorni?
«Organizzare tutta la struttura elettorale e iniziare fin da subito una serie di incontri con le associazioni datoriali e di categoria per capire insieme a loro le soluzioni dei problemi. Soprattutto, però, proporremo un’alternativa seria e credibile alla politica degli annunci e dei programmi scritti a sei o a cento mani. Questo perché tali programmi vengono ovviamente disattesi. Non posso pensare che i cittadini pugliesi vent’anni fa, o dieci o cinque abbiamo scritto programmi che oggi li obbligano a sei mesi di lista d’attesa, quando va bene, per una tac. Altrimenti sarebbero matti».
Quante liste l’accompagneranno in questa sfida?
«Stiamo valutando con i partiti. Sono dell’opinione che se i cittadini pugliesi comprendono che Antonio Decaro e Michele Emiliano lavorano insieme ininterrottamente da più di vent’anni avranno certamente voglia di cambiare. Di conseguenza, non fa differenza se ci sia una lista in più o in meno. Tuttavia, stiamo valutando se allargare la compagine oltre ai partiti nazionali del centrodestra. Anche perché fin dalle prime ore registriamo molte disponibilità».
Ricorda certamente il capolavoro di Sergio Leone, «C’era una volta in America». Una delle battute più celebri è quella di Fat Moe che chiede a Noodles: che hai fatto in tutti questi anni? Ecco, lei che ha fatto in tutti questi anni fuori dalla politica attiva?
«Ho osservato pazientemente tutto ciò che è accaduto nella nostra regione. Fino a quando ho detto basta. E’ giusto che chi ha qualcosa, faccia qualcosa per gli altri. Ed eccomi qui a disposizione della mia terra».