In linea con gli ultimi mesi anche le ultime sedute di consiglio regionale prima delle elezioni si annunciano a dir poco infuocate. Ieri la conferenza dei capigruppo ha stabilito i prossimi appuntamenti in aula per il 18 e 19 settembre, probabilmente i penultimi prima del voto del 23 e 24 novembre che ridisegnerà gli equilibri politici in Puglia.
Il colpo di Emiliano
Ma a tenere banco è stata la decisione della giunta Emiliano – su impulso diretto del presidente e dell’assessore alle finanze Fabiano Amati – di tentare il colpo grosso: portare in approvazione il bilancio di previsione 2026. Un atto che va ben oltre la semplice gestione amministrativa. Se il bilancio venisse approvato, infatti, il nuovo governo regionale -guidato presumibilmente dall’eurodeputato Antonio Decaro- che nascerà dalle urne si troverebbe con le mani legate, costretto a subire decisioni strategiche già prese da un esecutivo uscente e a fine mandato, guidato da un ex amico ora di fatto avversario interno.
Una forzatura dal momento che l’approvazione della manovra avverrebbe dopo il 21 settembre, data di scadenza naturale della legislatura quando è consentita l’ordinaria amministrazione. Dietro l’angolo c’è il rischio di un impugnazione per incostituzionalità del bilancio da parte del governo centrale. Un’eventualità che tuttavia non sembra scoraggiare Emiliano e la sua giunta, determinati ad andare avanti.
Il piano
Il piano è chiaro: prima l’ok in giunta, poi l’apertura di una sessione di bilancio con passaggio obbligato nelle commissioni e approdo finale in aula. Tutto questo nel pieno di una campagna elettorale infuocata, con la maggioranza che da tempo fatica a mantenere i numeri e l’opposizione pronta ad alzare le barricate, che ha già detto no ad un bilancio di parte che spetta di diritto al nuovo governo regionale.
Il consigliere supplente
Durante la riunione è poi riemersa, con buona dose di sconcerto dei presenti, la questione del «consigliere supplente», la possibilità di modificare lo statuto regionale per consentire a chi viene nominato assessore di essere sostituito dal primo dei non eletti. Una formula studiata inizialmente nei mesi scorsi per compensare il taglio dei consiglieri da 50 a 40 in Puglia deciso in base al calo della popolazione, poi sterilizzata da una legge nazionale. Ora, però, l’idea torna in campo (con l’avallo, pare, anche del candidato del centrosinistra Antonio Decaro) e assume un significato diverso: dare più margini al futuro governatore nella composizione della giunta, senza rischiare di impoverire numericamente la pattuglia consiliare a sostegno dell’esecutivo. Una soluzione che farebbe certamente comodo ai partiti, ma che avrebbe un costo non indifferente per le casse pubbliche: circa tre milioni di euro l’anno in più per pagare gli stipendi degli otto consiglieri “ripescati”.
La partita è dunque tutta politica e si gioca su due fronti: da un lato la volontà dell’esecutivo Emiliano di chiudere la legislatura con una manovra di bilancio che ipoteca il futuro, dall’altro il ritorno di un vecchio progetto di riforma statutaria che aumenta i costi della politica. Due mosse che, se confermate, promettono di incendiare non solo il confronto in aula, ma anche la campagna elettorale, già di per sé segnata da tensioni e veleni. Quel che è certo è che le ultime sedute del Consiglio regionale si annunciano tutt’altro che ordinarie: saranno la prova generale di un duello elettorale che ha già acceso gli animi con lo scontro Emiliano-Decaro e che, nelle prossime settimane, è destinato a infiammare ulteriormente la politica pugliese.