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Politica Puglia

Regionali in Puglia, Consiglio ad alta tensione: Emiliano tende il tranello a Decaro

Si annuncia ad alta tensione la seduta di Consiglio regionale convocata oggi in via Gentile. Un’aula che riparte al buio, senza intesa tra maggioranza e opposizione sull’ordine del giorno e con una pratica rimasta sospesa dalla precedente riunione: il riconoscimento di un debito fuori bilancio, accompagnato da una dozzina di emendamenti in materia urbanistica e di trasporti, alcuni dei quali al limite della legittimità. Ma il vero nodo non è questo.

Il bilancio

A tenere banco è la scelta della giunta Emiliano – su impulso diretto del presidente e dell’assessore alle Finanze, Fabiano Amati – di portare in approvazione il bilancio di previsione 2026. Una decisione che appare più politica che amministrativa e che rischia di trasformarsi in un caso nazionale. Con la legislatura in chiusura il 21 settembre, l’approvazione di un bilancio triennale rappresenterebbe infatti un atto di straordinaria amministrazione, facilmente impugnabile dal governo centrale. Se la manovra passasse, la nuova giunta che uscirà dalle urne si ritroverebbe con margini di azione ridotti al minimo, costretta a muoversi in un quadro finanziario già blindato.

Tattica o vendetta?

C’è chi legge nell’iniziativa una manovra tattica, se non una vera e propria vendetta politica del governatore Emiliano, escluso dalla corsa per le regionali dopo la candidatura di Antonio Decaro. Sul piano giuridico, tuttavia, la forzatura potrebbe ritorcersi contro: un’eventuale osservazione del governo centrale costringerebbe infatti al ricorso all’esercizio provvisorio, con spesa congelata e rischi persino per il pagamento degli stipendi.

Nonostante ciò, Emiliano e la sua giunta sembrano determinati ad andare avanti: via libera in giunta, poi passaggio in commissione e infine approdo in Consiglio.

Il consigliere supplente

Il tutto nel pieno di una campagna elettorale già incandescente, con una maggioranza in difficoltà numerica e un’opposizione compatta nel denunciare un bilancio “di parte”, che spetterebbe di diritto al nuovo governo regionale.

A complicare ulteriormente lo scenario la questione del “consigliere supplente” spuntata nell’ultima riunione dei capigruppo. Ovvero la modifica dello Statuto per consentire a chi viene nominato assessore di essere sostituito dal primo dei non eletti. Un’idea nata per compensare la riduzione dei consiglieri da 50 a 40 a causa del calo demografico, poi superata da una legge nazionale. Ora, però, la proposta torna in auge – con il sostegno, sembra, anche del candidato del centrosinistra Decaro – e assume un significato politico ben diverso: offrire al futuro governatore maggiore libertà nella composizione della giunta senza indebolire numericamente la maggioranza in aula.

Ricadute sul bilancio

La misura, tuttavia, avrebbe un costo salato: circa tre milioni di euro l’anno in più per pagare gli otto consiglieri “ripescati”. Una scelta che potrebbe alleviare i problemi di equilibrio politico, ma che riaprirebbe il fronte del dibattito sui costi della politica, tema sempre sensibile agli occhi dei cittadini.
La partita, dunque, si gioca su due fronti: da un lato la volontà del presidente Emiliano di blindare i conti pubblici con un bilancio che ipoteca il futuro, dall’altro il ritorno di un progetto di riforma statutaria che rischia di gonfiare la spesa per il funzionamento della macchina politica.

Le ultime sedute della legislatura saranno il palcoscenico del duello politico che vede da un lato Emiliano, deciso a chiudere con un colpo di scena, e dall’altro Decaro, proiettato verso la sfida elettorale che s’annuncia ampiamente in discesa, praticamente senza avversario.

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