Dopo le Marche e la Toscana arriva la data per le elezioni regionali anche in Calabria. Gli elettori si recheranno alle urne il 5 e il 6 ottobre prossimi, come stabilito dal decreto di indizione del voto firmato ieri dal presidente della giunta regionale Filippo Pietropaolo e pubblicato sul bollettino ufficiale. Le elezioni arrivano dopo le dimissioni del governatore Roberto Occhiuto: venerdì il Consiglio regionale ha preso atto delle dimissioni formalizzate dal governato e il presidente dell’assemblea Filippo Mancuso, ha congedato i consiglieri e sciolto l’assise.
«Il centrodestra, con la guida del presidente Roberto Occhiuto, forte della positiva esperienza di governo – ha spiegato Pietropaolo – di questi quasi quattro anni è pronto a rivincere. Saranno i calabresi a decidere il futuro della nostra Regione. Noi siamo determinati, con grande entusiasmo, raccontando tutto ciò che abbiamo fatto e ciò che vogliamo continuare a fare».
Sul fronte delle opposizioni di centrosinistra, sul punto delle elezioni calabresi è intervenuta la pentastellata Vittoria Baldino che nell’evidenziare la “generosità” dimostrata dal Movimento nelle altre regioni, sulla Calabria rilancia: «Il M5S vorrebbe avere l’onore di guidare la coalizione e io spero che sia la più ampia possibile», afferma, dicendosi «molto orgogliosa della forza politica che rappresento e i calabresi ci danno molta fiducia: vuol dire che le battaglie che facciamo sulla sanità, sulla legalità e sulle infrastrutture portano dei risultati, mentre gli esponenti del centrodestra si limitano a tagliare nastri di opere che abbiamo lanciato quando eravamo al governo e a definanziare la sanità pubblica per favorire quella privata». Intanto i partiti di centrosinistra in Calabria si aggiorneranno probabilmente a domani per un incontro in cui si dovrebbe stabilire il programma della coalizione e decidere il nome definitivo da sottoporre al vaglio degli elettori. In attesa di capire se ci sarà un nome di area riformista, oltre ai nomi di Baldino e Orrico, restano sul piatto le proposte di Avs e del Partito democratico che hanno paventato, rispettivamente, le candidature di Flavio Stasi e di Nicola Irto e Giuseppe Falcomatà, anche se nella disputa è spuntato anche il nome di Ernesto Alecci.
Le consultazioni
Intanto sia gli alleati di Giorgia Meloni che le opposizioni di centrosinistra si interrogano sulle scelte da fare in Puglia e in Campania, dove, a differenza di Marche, Toscana e Calabria non sono ancora state ufficializzate le candidature. Un “vero e proprio spezzatino”, con gli italiani chiamati a esprimersi “una settimana sì e una no”, denuncia il verde Angelo Bonelli appellandosi a quell’election day di cui pure tanto si era parlato prima dell’estate.
Ma che non sembra proprio nelle cose. «È un modo per mettere in difficoltà le opposizioni», sottolinea l’esponente del centrosinistra che è stato spiazzato dal voto calabrese anticipato e ancora non ha ufficializzato il suo nome. Lì la scelta dello sfidante di Occhiuto potrebbe cadere sul Cinque Stelle Pasquale Tridico, così come in Campania manca oramai solo l’ufficializzazione di Roberto Fico.
Risolta invece la querelle tutta interna al campo largo (e allo stesso Pd), su Eugenio Giani che a metà ottobre tenterà il bis in Toscana. Qui potrebbe trovare Alessandro Tomasi di FdI per il centrodestra, che però non ha sciolto la riserva nemmeno in Toscana. I nomi sicuri, nell’alleanza che sostiene il governo, sono solamente Occhiuto, appunto, e Francesco Acquaroli nelle Marche, anche lui uscente in cerca di riconferma (contro il dem Matteo Ricci, lambito dalla cosiddetta inchiesta su “affidopoli”, che risale ai tempi in cui l’eurodeputato era sindaco di Pesaro).