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Pugliesi “in fuga”, in un anno persi 17mila abitanti: boom di giovani tra i 20 e i 39 anni

La Puglia si svuota. Non è più solo un fenomeno legato ai piccoli comuni delle aree interne, ma una dinamica che investe anche le città medie e persino i capoluoghi. Gli ultimi dati elaborati dall’Istat parlano chiaro: la regione ha perso oltre 17.000 abitanti in un solo anno, con un trend che continua da oltre un decennio. La proiezione al 2042 è ancora più allarmante: oltre 418.000 cittadini in meno, circa l’11% della popolazione regionale.

La dorsale urbana

Al centro del declino demografico c’è l’intera dorsale urbana pugliese, a partire dalla Città Metropolitana di Bari, ma anche le province di Taranto, Brindisi, Foggia e Lecce seguono lo stesso destino. Nella sola città di Bari, tra il 2015 e il 2025, si sono persi circa 12.000 residenti, passando da 327.361 a poco più di 315.000. Una tendenza che, se confermata, potrebbe portare il capoluogo sotto la soglia dei 300.000 abitanti entro il 2040. Un dato che preoccupa, soprattutto perché si tratta di un esodo silenzioso ma costante, che coinvolge giovani, famiglie in età lavorativa e laureati.

I giovani in fuga

A lasciare la Puglia sono principalmente i giovani tra i 20 e i 39 anni, in cerca di lavoro stabile, formazione post-universitaria o migliori prospettive di vita. Sono studenti fuori sede che non tornano più, neolaureati attratti dai poli industriali del Nord, lavoratori qualificati che non trovano opportunità nella regione. Il saldo migratorio interno della Puglia resta negativo: nel biennio 2023-2024, la regione ha perso oltre 15.000 persone verso altre aree del Paese, con un tasso migratorio di circa -3,2 per mille, tra i più alti del Sud.

Le mete principali

Sono Milano, Bologna, Roma e Torino. Città dove il mercato del lavoro è più dinamico, i salari più alti, e dove spesso già vivono parenti o amici che hanno spianato la strada. Ma anche l’estero: dalla Francia alla Germania. La denatalità è l’altro grande protagonista dello spopolamento pugliese. Il saldo naturale, ovvero la differenza tra nati e morti, è fortemente negativo.

In Puglia si muore più di quanto si nasca, con un tasso che ha superato il -3,5 per mille in molte province. Le giovani coppie sono poche e fanno meno figli, complice l’incertezza economica e la mancanza di servizi di supporto. Le aree interne, ma anche molti comuni dell’hinterland barese (Bitetto, Gioia del Colle, Altamura) soffrono una perdita doppia: i giovani se ne vanno e gli anziani restano, facendo invecchiare rapidamente la popolazione. La Città Metropolitana di Bari, pur mantenendo un certo appeal per gli immigrati stranieri e gli studenti universitari, perde comunque residenti.

La mobilità interna verso il Nord Italia supera i flussi in entrata, e il tasso di ricambio generazionale non basta a compensare. Anche città come Lecce, Taranto e Brindisi mostrano segnali preoccupanti. A Lecce, ad esempio, la popolazione è scesa sotto le 90.000 unità, con una perdita di oltre 6.000 abitanti in dieci anni. Lo spopolamento si riflette anche sul mercato immobiliare, che soffre una perdita di valore strutturale. Con meno domanda e più offerta, i prezzi stagnano o scendono, soprattutto nei quartieri popolari e nei centri storici.

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