Categorie
Attualità Puglia

Puglia: un esercito di cassintegrati. Cresce l’occupazione, ma è precaria

È un quadro a tinte fosche quello del mercato del lavoro in Puglia così come emerge dall’ultimo rendiconto sociale 2024 dell’Inps.

I disoccupati

Complessivamente i disoccupati in Puglia sono 160mila. Il tasso regionale di disoccupazione è del 9,3 rispetto al 6,5% nazionale. Emergono però differenze significative fra le diverse province. Bari infatti presenta il tasso di disoccupazione complessivo più basso della regione con un 5.6%, quasi un punto in meno della media nazionale, seguita dalla Bat con il 6,6%, quindi Lecce con il 10,1. Valori leggermente più alti per Brindisi e Taranto con il 10,5% e molto alti a Foggia, maglia nera con il 16%. Un mercato che è segnato da persistenti diseguaglianze di genere, una disoccupazione giovanile ancora elevata e con profonde differenze territoriali.

Inattivi e Neet

Cresce anche l’esercito degli inattivi con 1 milione e 80mila rispetto al milione e 55mila dell’anno precedente. Tra le province quella di Taranto registra i valori più elevati di inattività femminile e maschile in tutte le fasce di età. Quanto ai Neet (quelli che non sono occupati, né inseriti in percorsi di istruzione o formazione nella fascia 15-29 anni) i dati Inps riportano che la percentuale si riduce di circa un punto da 21,4 al 22,2% ma resta ben al di sopra della media nazionale che è del 15,2%.

Gli occupati

A fine 2024 gli occupati sono il 51,2% in Puglia in crescita rispetto ai due anni precedenti ma sempre sotto la media nazionale che è del 62,2%. Ma anche qui le differenze per provincia sono notevoli. Se a Bari è del 58,7, nella Bat scende al 45,5 in quella di Foggia del 47,4% per crollare in quella di Taranto al 40,7%. Prima di passare ai dati relativi ai cassintegrati o più in generale ai lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori sociali è necessaria qualche precisazione. Infatti anche se il dato complessivo della disoccupazione cala negli ultimi tre anni e l’occupazione cresce è bene specificare di che tipo di occupazione si parla. Infatti spulciando i dati di Lmi (Labour Market Intelligence, servizio statistico di Sviluppo lavoro Italia) in rapporto alle cessazioni dal lavoro per il 45,1% si tratta di contratti di lavoro sino a 30 giorni e per il 27,8% di lavori a tre mesi, come dire che il 70% dell’offerta di lavoro è relativa a contratti che non vanno oltre i 3 mesi. Lavori temporanei quindi che sicuramente fanno scendere il tasso di disoccupazione e crescere quello dell’occupazione, ma qualitativamente non si tratta di lavori a tempo indeterminato, si tratta di lavoro precario, tralasciando la fetta di lavoro nero che ancora sussiste in diversi comparti.

I cassintegrati

Passando ai lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori social, sempre in base all’ultimo rapporto Inps, in Puglia ci sono 56.112 lavoratori in cassa integrazione (comprendendo quella ordinaria, la straordinaria e i contratti di solidarietà) nel 2023 erano 51.064. Anche qui grandi differenze fra le varie province. In quella di Bari diminuiscono di tremila unità e si attestano a poco più di 16mila unità, 3mila circa nella Bt, in leggero aumento in quella di Brindisi con 4.184 unità, 5mila e 500 circa in provincia di Foggia, a Lecce si passa dai 6mila ai 10mila del 2024 e a Taranto da 16mila e 500 a 17mila prima in assoluto fra le province pugliesi. Dati che la dicono lunga sullo stato di salute del mercato del lavoro in provincia di Taranto soprattutto dove ne usufruiscono in particolare i lavoratori dell’ex Ilva e delle aziende dell’indotto.

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version