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Sanità senza manager in Puglia: rischio paralisi, avanza l’ipotesi del commissario

Rischia di aprirsi un vuoto gestionale simultaneo in quattro delle dieci aziende sanitarie pugliesi. Dall’8 al 16 febbraio prossimi, infatti, sono in scadenza i direttori generali in carica nella Asl Taranto, Gregorio Colacicco, della Bat, Tiziana Dimatteo, dell’Irccs Oncologico di Bari, Alessandro Delle Donne, e dell’Ircss De Bellis di Castellana Grotte, Tommaso Stallone. Quattro aziende…
medici in corsia

Rischia di aprirsi un vuoto gestionale simultaneo in quattro delle dieci aziende sanitarie pugliesi. Dall’8 al 16 febbraio prossimi, infatti, sono in scadenza i direttori generali in carica nella Asl Taranto, Gregorio Colacicco, della Bat, Tiziana Dimatteo, dell’Irccs Oncologico di Bari, Alessandro Delle Donne, e dell’Ircss De Bellis di Castellana Grotte, Tommaso Stallone. Quattro aziende di prima fascia che potrebbero restare “scoperte” sine die. La Regione Puglia ha le mani bloccate per le nuove nomine dopo l’entrata in vigore della cosiddetta legge Laricchia che ha rivoluzionato i criteri di scelta ridimensionando i poteri discrezionali del presidente Michele Emiliano. Dall’altro c’è poco tempo a disposizione, ad oggi meno di un mese, dalle scadenze contrattuali per avviare i bandi di selezione propedeutici alle nomine dei nuovi manager.

Le possibili soluzioni

La questione è stata posta allo stesso Emiliano, ancora convalescente dopo l’intervento chirurgico a cui è stato sottoposto nei giorni scorsi all’ospedale Riuniti di Foggia. Il presidente ha preso tempo anche se c’è bisogno di risposte urgenti. Tuttavia si tratta di terreno scivoloso sui cui intervenire visto che i nuovi direttori generali finiranno per scavallare la loro gestione nella prossima legislatura sotto un governo regionale diverso. Di qui la prudenza da parte degli uffici dell’assessorato alla Salute dove si studiano le contromosse. Una soluzione sta nella proroga di due anni per i quattro direttori a fine mandato, una clausola questa prevista dai loro contratti. Ma la controindicazione sta proprio nel fatto che gli incarichi “sconfinerebbero” nella nuova legislatura regionale considerando che si vota fra ottobre e novembre di quest’anno. L’unica strada percorribile è quella dei commissariamenti, magari con una rotazione fra i quattro manager in scadenza, della durata massima di sei mesi che consentirebbero di traghettare le quattro aziende scoperte fino alla fine del mandato regionale in attesa di capire il da farsi.

Le altre questioni

Il tutto in attesa di soluzioni anche per l’Asl di Bari, dove da oltre sei mesi il facente funzioni Luigi Fruscio è in attesa della “promozione” a direttore generale. Stesso dicasi per l’ospedale Riuniti di Foggia dov’è già stata aperta una procedura per sostituire l’ex dg Giuseppe Pasqualone passato ad un’azienda privata. Come se non bastasse, poi, va chiusa l’annosa questione della decadenza automatica dei manager sanitari che non rispettano i tetti di spesa per la farmaceutica: un tema che ha creato in maggioranza polemiche infinite con il gruppo di Azione. La procedura, prevista da una legge regionale, ha ripreso vigore dopo la recente diffida della Corte dei Conti che ha chiesto alla Regione Puglia di applicare la norma sui licenziamenti automatici dopo i controlli sui bilanci 2020-2022. In realtà ad agosto 2024 il capo Dipartimento Salute, Vito Montanaro, ha aperto la procedura con una relazione finale consegnata in presidenza a novembre scorso. Tecnicamente l’unico direttore generale sulla graticola è Tiziana Dimatteo della Bat che, oltre ad aver superato i tetti sui farmaci ospedalieri, s’è ripetuta nella spesa effettuata attraverso le farmacie territoriali. Ma a pochi giorni dalla fine del contratto la multa non scatterà. Così come per gli altri è emerso che la spesa farmaceutica è insopprimibile per una serie di ragioni: intanto perché dipende essenzialmente dal numero dei pazienti che non è preventivabile, né si può pensare di lasciare i malati senza medicinali. Inoltre tutte le regioni sforano i tetti prefissati (dati 2023) e la Puglia è fra le più virtuose con aumenti sotto la media nazionale. Di qui la constatazione finale della relazione in cui si sottolinea la necessità di intervenire sulla modifica dei tetti di spesa.

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