Molto rumore per nulla, si direbbe con Shakespeare. La legge che regola le elezioni del presidente e del Consiglio regionale «può rimanere così com’è», dicono da Fratelli d’Italia, trovando sponda in quasi tutti i partiti nazionali, compreso quel Pd che ha proposto alcune modifiche, come quella di istituire il consigliere supplente: «Meglio non toccarla – sussurra un alto grado dem – altrimenti si innesca una reazione a catena che potrebbe portare o all’approvazione di un coacervo ibrido o a rotture nella coalizione».
Pensieri condivisi da altri partiti: «Ormai le proposte di modifica sono in alto mare», ammette un consigliere di centrodestra, che sottolinea come nella discussione «ognuno la vuole modellare a suo vantaggio».
La doppia preferenza
Un destino che potrebbe riversarsi anche sull’altra norma elettorale che giace tra le proposte, firmata dalla presidente Loredana Capone e dal capogruppo dem, Paolo Campo, e cioè l’obbligo della doppia preferenza di genere: «C’è poco tempo», è il refrain.
Così si aspetta che sia il Governo a imporla, in modo da eliminare discussioni su articoli, emendamenti e postille che riaprirebbero il vaso di Pandora sulla legge elettorale, che prevede uno sbarramento dei quattro per cento per le liste in coalizione e dell’otto per le stesse coalizioni.
Numeri che per molti, soprattutto per le liste locali e civiche, sono difficili da raggiungere, considerato che il tetto del quattro per cento è collegato ai voti ottenuti dai candidati presidente e quindi se questi dovesse prendere molti più voti delle liste, i numeri diventerebbero maggiori per accedere alla divisione dei seggi, complicando l’elezione per molti.