È pubblico il report sull’osservatorio economico di AFORISMA. La Puglia, «come il resto d’Italia, registra nel 2023 dati per molti versi prevedibili sia di segno positivo che negativo senza però che vi sia una vera consapevolezza diffusa della direzione intrapresa».
«I dati – spiega la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone – non solo aiutano a capire, ma sono soprattutto la base per l’elaborazione di politiche attive fondate sulla realtà e sui bisogni. Quelli reali e non basati su appartenenze ideologiche o moti dell’animo. Il report ci mostra un sistema economico che è molto cresciuto in Puglia, ma che appare ancora fragile di struttura e che necessita di infrastrutture e servizi per potersi rafforzare. Un sistema che ha bisogno di credere nella sua capacità innovativa, nel suo potere di incidere nell’economia nazionale».
In particolare dallo studio demografico «il primo dato significativo è l’inversione tra giovani e anziani. In Puglia nel 1982 i minori residenti erano il 32,50%, oggi sono il 15,64% e nella proiezione nel 2038 saranno il 10,82% mentre gli anziani nel 1982 erano il 9,89%, oggi il 21,46% e nella proiezione saranno il 25,75%».
«Un calo demografico grave nella nostra regione – continua Capone -. Viene tracciata una fotografia preoccupante. Ma quali sono le azioni che questo Governo sta compiendo per stimolare le giovani coppie a fare figli, a bloccare l’emigrazione in altri paesi che offrono servizi e stipendi migliori?»
«La nuova manovra finanziaria – sottolinea Capone – su questo non dà nessuna risposta. Né tanto meno una risposta a queste problematiche può arrivare dalle riforme tanto volute dal centrodestra, come il premierato e l’autonomia differenziata. Anzi, la mia impressione è che i problemi veri delle persone, delle imprese, dell’Italia non si vogliano affrontare. Si può ancora bloccare questo declino. Svegliamoci tutti, prima che sia troppo tardi».
«Noi impegnati in politica – conclude – dobbiamo puntare di più sull’enorme potenziale inespresso della nostra regione, sulla fatica che fanno tanti imprenditori e tante imprenditrici per nascere ma soprattutto per poter crescere ed emergere nonostante le difficoltà. Se la spesa pubblica continua ad essere orientata, anzi disorientata, solo verso alcune regioni l’intero sistema Paese non può che perdere il suo potenziale di crescita. Non possiamo permetterci di perdere “talenti” perché da noi le retribuzioni sono basse, i servizi sono pochi, gli affitti sono cari e le infrastrutture inefficienti. I giovani perciò scelgono di andare dove sono più valorizzati e le opportunità sono maggiori. Non possiamo permettere questo in nessuna parte d’Italia, men che mai al Sud dove i problemi sono ancora più gravi. Penso che il governo e la Regione debbano fare fronte comune e lavorare per combattere questa grave crisi da sonnambulismo, come l’ha definita il Censis a dicembre».