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Puglia, più lavoro per tutti ma meno per le donne: la Cisl lancia l’allarme

C’è una Puglia che lavora di più, ma non ancora abbastanza per tutti. È una fotografia in chiaroscuro quella emersa ieri dal congresso territoriale della Cisl Bari. Un appuntamento che ha riunito voci del mondo sindacale, politico e istituzionale, con al centro un tema cruciale: il lavoro. La buona notizia arriva da Bari, dove il…

C’è una Puglia che lavora di più, ma non ancora abbastanza per tutti. È una fotografia in chiaroscuro quella emersa ieri dal congresso territoriale della Cisl Bari. Un appuntamento che ha riunito voci del mondo sindacale, politico e istituzionale, con al centro un tema cruciale: il lavoro. La buona notizia arriva da Bari, dove il 2024 ha registrato 19mila occupati in più rispetto all’anno precedente. Il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni è salito al 58,7%, con un balzo in avanti del 2,6% su base annua. Una performance che supera di 7,5 punti la media regionale e di 8,7 punti quella del Sud. L’aumento è trainato soprattutto dall’occupazione maschile, che tocca il 72,2% con 289mila nuovi lavoratori. Meno brillante, invece, l’avanzata dell’occupazione femminile, salita al 45,5%, ma ancora 7,8 punti sotto la media nazionale e ben 16,9 punti sotto quella del Nord.

L’emergenza e la sfida

«Un’emergenza sociale vera e propria – dice senza mezzi termini Giuseppe Boccuzzi, segretario generale della Cisl Bari – un esercito di donne senza reddito, disoccupate o inattive, in una condizione di discriminazione strutturale che non possiamo più tollerare». Il problema non è solo l’accesso al lavoro, ma anche la qualità dell’impiego. Le donne, secondo la Cisl, sono spesso intrappolate in lavori precari, mal retribuiti o part-time involontari. Il risultato? Una pensione futura del 40% inferiore rispetto agli uomini e una carriera zavorrata da barriere invisibili. «La vera sfida – spiega Daniela Fumarola, segretaria confederale nazionale Cisl – non è solo far entrare le donne nel mondo del lavoro, ma farle restare. Senza servizi a supporto della genitorialità, una donna su cinque è costretta a rinunciare all’occupazione». Una realtà che si traduce in un gap salariale medio del 20% e nella rinuncia sistematica a progressioni di carriera.

La situazione nella Bat

Dalla provincia di Bari a quella di Barletta-Andria-Trani, il panorama cambia drasticamente. Qui, l’occupazione scende di tremila unità, con un calo dell’1,9%. E a pagare il prezzo più alto sono ancora le donne: il tasso di occupazione femminile precipita al 26,7%, uno dei più bassi in Italia. «Numeri da codice rosso», commentano dalla Cisl. Anche i giovani restano ai margini. «La crescita occupazionale resta concentrata – evidenzia Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Puglia – ma il Sud ha ancora bisogno di politiche inclusive. Dobbiamo affrontare con urgenza l’inverno demografico: i giovani se ne vanno perché mancano prospettive e servizi». E i fondi del Pnrr, stimati in 20 miliardi tra Pnrr e Fsc, rischiano di restare inutilizzati. «Mancano i tecnici, manca formazione nella pubblica amministrazione, e la capacità progettuale è debole», sottolinea Fumarola.

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