I dati sull’occupazione in Puglia emersi dal primo rapporto sul mercato del lavoro elaborato da Arpal «ci mettono in linea con le grandi regioni del nord». Ne è certo il governatore Michele Emiliano, intervenuto in occasione della presentazione del documento, a Bari. Il presidente della Regione si è detto felice di «aver dotato la Puglia di uno strumento di precisione, elaborato da Arpal Puglia, per collocare i lavoratori secondo le esigenze delle imprese, una vera e propria bussola socio economica per tutti gli attori istituzionali e per le famiglie, che non ha precedenti in altre parti d’Italia».
Emiliano ha poi evidenziato che l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro e il suo management hanno «rivoluzionato in positivo il ruolo dei centri per l’impiego, in favore di imprese e cittadini, con il compito ulteriore di colmare sempre di più il divario di genere e le disuguaglianze tra i nord e i sud della Puglia».
Il report
È di un milione e 300mila il picco di occupati in Puglia a fine 2024, con un rallentamento previsto nel 2025 e 2026. Dallo studio emergono però alcune debolezze rispetto alla media nazionale, con tassi di attività e occupazione inferiori, un elevato peso di contratti non standard (tempo determinato e part-time involontario) e un marcato divario di genere a svantaggio delle donne, che rappresentano una parte significativa dei 350mila occupabili.
Secondo il documento la provincia di Bari mostra tassi di attività e occupazione più elevati, e una maggiore presenza di professioni qualificate, quelle di Taranto e Foggia mostrano tassi più bassi e una maggiore sbilanciamento verso professioni meno qualificate. Quanto alla struttura settoriale degli occupati pugliesi, il peso maggiore è offerto da agricoltura, edilizia e commercio, è inferiore invece quello di industria e servizi avanzati. Il rapporto evidenzia anche un crescente disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Nel 2024, il 42% dei contratti offerti ha incontrato difficoltà di reperimento candidati. Le professioni più richieste, in termini di numero di contratti, sono quelle a modesta qualifica, anche se aumenta quella relativa a dirigenti e operai specializzati, così come a medici, farmacisti, informatici, ingegneri, tecnici della gestione di processi produttivi e tecnici in campo ingegneristico.
Nel settore artigiano e industriale, la richiesta si concentra su idraulici, elettricisti, saldatori e addetti alla produzione alimentare e di calzature. Nel 2024 le assunzioni a tempo indeterminato sono state più elevate per le professioni qualificate, come ingegneri (circa mille), progettisti del software (oltre 700), infermieri e riabilitativi (oltre 1.200). Quasi tremila quelle per muratori, carpentieri, idraulici, elettricisti, meccanici riparatori e autisti di mezzi pesanti. Nel settore dei servizi, spiccano le posizioni a tempo indeterminato per i servizi di pulizia (3.300) e magazzinieri (1.300). Quanto alle previsioni, si stima una crescita occupazionale contenuta nel 2025-26, con diecimila unità all’anno.