Nulla da fare per la convocazione della nuova seduta del Consiglio regionale dopo l’ultima riunione sciolta in anticipo per mancanza del numero legale. La maggioranza continua a brancolare nel buio tanto che ieri s’è deciso di rinviare il Consiglio programmato per il 13 febbraio. I numeri continuano a mancare con i Cinque Stelle sempre sull’uscio della porta e i malpancisti – i consiglieri calendiani Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, i colleghi dem Michele Mazzarano e Anita Maurodinoia – che restano insofferenti. In questo clima dimesso è arrivato inevitabile l’ennesimo rinvio per la seduta fissata il 13 e posticipata al 18 febbraio. Una data che, vista l’incertezza, non è ancora definitiva.
I nodi da sciogliere
Il capogruppo Pd Paolo Campo s’è assunto l’impegno di sondare gli alleati e trovare un accordo, a partire da Azione, passando da Cinque Stelle, Con e Per la Puglia. In primo piano la necessità di approvare la correzione della legge “anti-trombati” a firma della consigliera dissidente del M5S Antonella Laricchia. Si lavora al “modello Bari” che in 10 articoli stravolge i criteri per le nomine regionali distinguendole fra quelle di competenza della Giunta regionale e quelle del Consiglio con una limitazione del potere “assoluto” del governatore Emiliano e paletti per i candidati ispirati a meritocrazia, professionalità, parità di genere e turnover. Il Pd, in particolare, chiede un albo pubblico dal quale attingere così come accaduto al Comune di Bari, ma si naviga a vista senza una linea comune.
La strategia
Da qui l’ipotesi di attendere qualche altro giorno il rientro di Emiliano, in procinto di lasciare il centro di riabilitazione dell’ospedale di Foggia dopo l’intervento chirurgico dei giorni scorsi. L’intenzione è quella di convocare un vertice di maggioranza allargato per appianare le divergenze in tempi brevi e provare a tornare in aula dove all’ordine del giorno è inserita anche la legge sul cosiddetto housing sociale, che introduce la sanatoria per inquilini incolpevoli delle case abusive. Provvedimenti delicati che rischiano di restare sospesi, così come la modifica della legge elettorale. Il tutto in attesa che in Transatlantico si decida il destino dell’emendamento al decreto Milleproroghe a firma deputato berlusconiano Mauro D’Attis, finalizzato a evitare il taglio dei consiglieri regionali in Puglia, da 50 a 40. Il testo è stato dichiarato inammissibile alla Camera, ma ora la questione è stata rimessa al Ministero della Pubblica Amministrazione, chiamato a esprimere un parere. L’alternativa è che la modifica venga inserita nel primo decreto utile in approvazione. Se il taglio sarà scongiurato la modifica della legge elettorale sarà accantonata. In caso contrario sarà necessario cambiarla con il consigliere supplente che consente agli eletti che vengono nominati assessori di essere sostituiti dai primi dei non eletti.