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Elezioni regionali, meno posti nel Consiglio pugliese: scattano i riposizionamenti

C’è molta agitazione in Regione dopo l’annuncio di Giorgia Meloni che le elezioni regionali, in programma quest’anno, tra cui quelle pugliesi, non verranno posticipate alla primavera del 2026. Da due giorni, assessori, consiglieri e donne e uomini di staff sono alle prese con rendiconti e calcolatrici. Questo perché il decreto legge 138 del 2011 prevede che nelle regioni, con una popolazione residente fino a quattro milioni di abitanti, si devono eleggere “appena” 40 consiglieri più il presidente. Un caso in cui rientra la Puglia visto che all’ultimo censimento, quello del 2022, come certifica l’Istat risulta avere tre milioni 907 mila 638 abitanti a fronte dei quattro milioni 52 mila 566 di dieci anni prima, un dato, quest’ultimo, che ha consentito alle elezioni del 2020 di eleggere 50 consiglieri.

La prospettiva

Un taglio che interverrà anche per quel che riguarda la composizione della giunta con gli assessori ridotti da dieci a otto. La diminuzione verrà spalmata su tutte le province e secondo i primi calcoli ognuna delle sei realtà regionali dovrebbe perdere da uno a due consiglieri. Di conseguenza, gli uscenti sono impegnati a far calcoli su quante e quali siano le possibilità di poter tornare in via Gentile a Bari. Non solo, allo studio ci sono possibili modifiche alla legge elettorale, alcune presenti nella proposta depositata dai rappresentanti di Azione, Ruggero Mennea e Sergio Clemente. Tra queste, però, non dovrebbe figurare l’abbassamento della soglia di sbarramento al tre per cento, non gradita ai grandi partiti tra cui il Pd che ambisce, se dovesse essere Antonio Decaro il candidato presidente, a toccare il 25 per cento su base regionale. Una scelta condivisa da Fratelli d’Italia.

I malumori

Mentre, sembra che l’accordo per abolire la norma taglia – sindaci, cioè quella postilla alla legge di bilancio che impone ai primi cittadini e ai presidenti di provincia di dimettersi sei mesi prima della scadenza naturale del mandato se dovessero maturare la volontà di candidarsi alle elezioni regionali, sia dato per acquisito: «anche perché potrebbero configurarsi elementi in costituzionali».

Insieme ai calcoli elettorali si inseriscono nel dibattito le scelte politiche. A partire da una eventuale candidatura del presidente Michele Emiliano nel Pd che sta creando non pochi malumori all’interno di Con: «siamo nati come una formazione politica – confida un alto grado dei civici – ispirata da Emiliano. Come possiamo proporci all’elettorato senza che a guidarla sia il promotore?” Così alcuni possibili candidati guardano alla civica che attrezzerà, sempre se dovesse guidare la coalizione, Decaro. Anche gli esponenti dell’altra civica di centrosinistra del 2020, Per la Puglia, sono alla ricerca di una collocazione più visibile e anche in questo caso la formazione ispirata al candidato presidente sembra l’approdo più ambito.

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