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Puglia, le tensioni in maggioranza paralizzano il Consiglio regionale: l’ok al rendiconto è un rebus

Si moltiplicano le grane per la maggioranza in Regione Puglia ormai da settimane sull’orlo di una crisi di nervi: uno stillicidio aggravato dalla clamorosa spaccatura sulla parità di genere, con il presidente Michele Emiliano che ha votato contro il Pd e insieme a Cinque Stelle, e il caso del consigliere Filippo Caracciolo, la cui moglie…
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Si moltiplicano le grane per la maggioranza in Regione Puglia ormai da settimane sull’orlo di una crisi di nervi: uno stillicidio aggravato dalla clamorosa spaccatura sulla parità di genere, con il presidente Michele Emiliano che ha votato contro il Pd e insieme a Cinque Stelle, e il caso del consigliere Filippo Caracciolo, la cui moglie avrebbe falsificato un titolo per il concorso da dirigente in Aeroporti di Puglia.

I nodi da sciogliere

Con e Per la Puglia, dal canto loro, non vogliono saperne di rientrare nei ranghi se prima lo stesso Pd non scenderà a patti sul consigliere supplente e sulla riduzione della soglia elettorale dal 4 al 2,5%, i due punti che le liste civiche rivendicano nella legge elettorale. Sullo sfondo restano le divisioni sulla legge “anti-sindaci”, già osservata dal Governo centrale, con una proposta di abrogazione presentata dall’assessore Fabiano Amati, ma contestata dal resto dei partiti e oggetto di una proposta di mediazione di Fratelli d’Italia che ha suggerito di dimezzare da sei a tre mesi il termine entro il quale i sindaci devono dimettersi prima di candidarsi alle regionali. Per non parlare della legge Laricchia che ha stravolto i criteri di nomina esautorando i poteri del presidente Emiliano nella nomina dei manager pubblici.

I numeri

Si tratta di questioni sulle quali bisogna intervenire. Sì, ma con quali numeri? Al momento la maggioranza non è autosufficiente, tanto che il problema si ripresenterà in tutta la sua drammaticità a breve per l’approvazione del rendiconto, la sintesi finanziaria della gestione politica e amministrativa già approvato in Giunta regionale e ora atteso dall’esame dell’Aula chiamata a votarlo entro fine giugno. Temi caldi che saranno ripresi subito dopo i ponti del 25 aprile e del primo maggio.

L’opposizione all’attacco

Nel frattempo l’opposizione sparsa sale sulle tante ferite. «La maggioranza di centrosinistra, raccolta intorno al presidente Emiliano, non c’è più da almeno un paio d’anni», osserva il capogruppo della Lega Giacomo Conserva per poi rincarare la dose: «Questo Consiglio regionale non legifera più, non discute più di mozioni e interrogazioni da lungo tempo. Le beghe interne al centrosinistra paralizzano i lavori. Fatta eccezione per la legge di bilancio, sono quasi due anni che viene meno il numero legale. Abbiamo almeno 200 mozioni, alcune delle quali risalenti al 2021, che mai discusse». Nel mirino del centrodestra c’è anche la questione della parità di genere. In Consiglio è stato approvato un emendamento sulla parità di genere nelle liste che si presentano alle elezioni. Il Pd ha difeso la norma in aula, salvo poi presentare una proposta di legge che introduce l’inammissibilità delle liste in assenza della parità di genere sulla quale Pd e M5S si erano spaccati. «La maggioranza smentisce quello che dice e fa soltanto tre giorni prima», attaccano da destra.

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