Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, smentisce che si sia parlato di elezioni regionali al vertice di maggioranza, svoltosi ieri all’ora di pranzo a Palazzo Chigi. «Abbiamo fatto un punto della situazione, è stato uno dei tanti incontri per coordinare l’attività di governo. Siamo tre partiti diversi, ma l’obiettivo è comune. Ora bisogna fare le riforme», ha detto intervistato subito dopo essere uscito in piazza Colonna. Matteo Salvini, invece, ironizza e in Transatlantico, dice: «Il candidato presidente in Veneto? Io». Poi osserva anch’egli che l’incontro con la premier Giorgia Meloni, a cui ha partecipato anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, «è andato benissimo». Sta di fatto che un’ora di faccia a faccia non basta per sciogliere il nodo dei candidati governatori alle regionali.
Lo schema
Nessuno, al momento, è intenzionato a fare rinunce. Tanto che Meloni avrebbe detto, secondo quanto riferito in ambienti parlamentari: «O troviamo un accordo o decido io». La discussione è aggiornata a lunedì, quando andrà in scena un nuovo incontro. Il confronto era atteso da tempo perché, anche se non ci sono le date delle elezioni in tutte le Regioni al voto, si avvicina il momento delle scelte. La sensazione tra i dirigenti dei partiti di maggioranza, comunque, è quella che lo schema, annunciato nei giorni scorsi, dopo le frizioni sulle candidature per le regionali d’autunno, in particolare in Veneto e in Campania, sia stato confermato. Si tratta di un 3-1-1 e cioè tre candidati presidenti a Fratelli d’Italia e uno a testa per Lega e Forza Italia. Nello specifico, ai meloniani, oltre alla conferma dell’uscente Francesco Acquaroli nelle Marche, viene assegnata la Toscana con il sindaco di Pistoia Alessandro Tommasi e la Campania dove sfiderà il viceministro Edmondo Cirielli dovrebbe sfidare il grillino Roberto Fico, probabile candidato del campo largo. Al Carroccio, invece, viene riconosciuta la continuità in Veneto e tra i papabili più quotati per il dopo Luca Zaia c’è il vice di Salvini Alberto Stefani.
In Puglia
Infine, Forza Italia che dovrà esprimere il candidato presidente in Puglia. Di conseguenza, se lo schema dovesse essere confermato, la fumata bianca per il coordinatore regionale Mauro D’Attis è sempre più vicina: «Il partito potrebbe chiedergliela – afferma una fonte autorevole tra gli azzurri pugliesi – Certo, se dovesse scontrarsi con Antonio Decaro sarebbe dura, ma probabilmente il sacrificio sarà compensato con un ingresso nel governo». Così, pur senza averne parlato, come afferma Tajani, il centrodestra sembra aver chiuso lo scacchiere regionali. Così come è stata messa da parte l’eventualità di un rinvio delle elezioni dall’autunno alla prossima primavera.
Le prossime tappe
Intanto, dopo il via libera nazionale al pacchetto di candidature si attende il vertice tra i dirigenti regionali pugliesi dei tre partiti maggiori della coalizione e cioè Marcello Gemmato di FdI, lo stesso D’Attis di FI e Roberto Marti della Lega che possa così confermare il via libera alla candidatura del vicepresidente della Commissione Antimafia, il quale sta già da mesi attraversando la Puglia facendo scouting tra vecchie glorie della politica e volti nuovi per attrezzare una squadra competitiva che possa almeno dar del filo da torcere a Decaro o, in subordine, qualora il parlamentare europeo non dovesse essere il candidato del centrosinistra, giocarsi una partita che a quel punto verrebbe completamente riaperta.