Cattive notizie per l’economia pugliese: diminuiscono le esportazioni e le importazioni in Puglia a conferma della fase di rallentamento che sta attraversando la regione. La bilancia commerciale è infatti negativa per 450 milioni di euro (7,4 miliardi di euro di export contro i 7,85 miliardi di import). È quanto emerge dal nuovo studio condotto dall’Osservatorio Economico Aforisma.
I risultati
A essere elaborati, sono stati i dati più recenti sull’andamento delle esportazioni e delle importazioni, riferiti ai primi tre trimestri di quest’anno. Da gennaio a settembre, si registra un’attesa flessione. Perché, come previsto, l’export era cresciuto solo per valore, ma non per quantità. Così, sgonfiata l’inflazione, è diminuito anche il fatturato dei prodotti pugliesi venduti all’estero. Vi sono però delle differenze territoriali importanti: la bilancia commerciale è positiva per Bari e provincia: +135,3 milioni di euro (3.776.466.540 di export contro i 3.641.113.612 di import). Negativa per la Bat: -28,5 milioni di euro (611.610.678 di export contro i 640.119.881 di import). Torna a essere positiva per Brindisi e provincia: +47,8 milioni di euro (735.151.146 di export contro i 687.376.159 di import). Positiva anche per Lecce e provincia: + 208,4 milioni di euro (691.723.151 di export contro i 483.329.681 di import). Risultati negativi, infine, per Foggia e provincia: -117,9 milioni di euro (603.106.064 di export contro i 721.040.780 di import); e per Taranto e provincia: -695,6 milioni di euro (982.286.113 di export contro i 1.677.863.897 di import). «Le esportazioni – spiega l’analista Davide Stasi – rappresentano un utile indicatore per comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Le vendite oltreconfine per la Puglia continuano ad essere sopravanzate dagli acquisti di carbone e di altre materie prime, soprattutto per effetto dell’energia, trend che manda al tappeto la nostra bilancia commerciale a livello regionale. Va rimarcato che l’export non è solo un’opportunità in più, ma quasi un obbligo per poter accrescere le quote di mercato. È importante, perciò, presidiare i mercati, ma anche attraverso la protezione dei nostri marchi».
Le esportazioni
Riguardo ai prodotti maggiormente esportati all’estero, i valori più alti si registrano per i prodotti alimentari (1.127.684.434); autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (908.651.536); macchinari e apparecchiature (870.488.103); prodotti agricoli, animali e della caccia (694.338.949); prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (595.726.872); articoli in gomma e materie plastiche (384.808.602); articoli in pelle, escluso abbigliamento e simili (318.729.925); altri mezzi di trasporto (317.310.656); petrolio greggio e gas naturale (278.539.115); mobili (254.289.597). A seguire gli altri prodotti con quote decrescenti.
Le importazioni
Riguardo ai prodotti maggiormente importati dall’estero, i valori più alti si registrano per prodotti alimentari (1.174.805.596); prodotti agricoli, animali e della caccia (790.810.086); macchinari e apparecchiature (660.000.900); prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (536.732.707); petrolio greggio e gas naturale (444.771.571); apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (405.893.049); prodotti chimici (328.183.281); articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (296.239.114); carbone, esclusa torba (275.879.748); minerali metalliferi (270.313.569). A seguire gli altri prodotti con quote decrescenti.