Il governo ha deciso, un’altra volta, di impugnare la legge regionale pugliese sul Piano casa. La proposta è arrivata dalla ministra degli affari regionali, Mariastella Gelmini, e ha scatenato non poche polemiche, da destra a sinistra. Le ragioni che hanno portato il governo ad impugnare la norma che favorisce gli aumenti volumetrici in caso di abbattimento e ricostruzione degli edifici sono da ricercare nel contrasto alle disposizioni in materia di tutela del paesaggio, nella normativa statale ed europea, e che violano gli articoli 3, 9, 97, 117, primo comma, secondo comma, lett. s), e terzo comma della Costituzione, nonché il principio di leale collaborazione.
La proroga era stata votata all’unanimità a novembre scorso in Consiglio ma con il parere contrario della giunta. L’assessora regionale Anna Grazia Maraschio è intervenuta: «Ora cambio di passo in materia di urbanistica. Il regime di proroga della norma lascia spazio a troppi dubbi, anche dal punto di vista legislativo, che la Puglia non può permettersi. Per questo adesso è necessario e urgente voltare pagina, serve una norma che dia riferimenti certi ai comuni, agli imprenditori e ai cittadini». Di diverso avviso il consigliere regionale Fabiano Amati, maggiore promotore della proroga del piano: «Un tempo c’era la sinistra e la destra che tra le priorità politiche avevano il tetto sul capo e il cibo sul tavolo. Oggi il valore vincente non è la tutela del suolo incontaminato ma la conservazione di tutto l’esistente, compresi gli immobili fatiscenti, facendo leva sul concetto culturale di paesaggio come riedizione della lotta di classe. È stata impugnata la mera proroga a tutto il 2022, mettendo di fatto fine all’efficacia di uno strumento che interviene sugli edifici esistenti, evitando il consumo di suolo, che obbliga all’uso di materiali per il risparmio energetico, elimina la necessità di presentarsi con il cappello in mano ai sindaci e ai dirigenti degli uffici tecnici, favorendo la legalità, e produce migliaia di piatti a tavola. E tutto questo perché, si sostiene proprio così, il paesaggio complessivo potrebbe essere stravolto anche se il Piano casa non si applica nelle aree paesaggisticamente tutelate. Una frase profondamente illogica, perché tendente a sostenere la tutela del paesaggio dove paesaggio tutelato non c’è».
Le critiche si levano anche dal centro destra, commentano il consigliere regionale Davide Bellomo e il senatore Roberto Marti: «Un atto scriteriato e contrario al buon senso. Il virus della burocrazia colpisce ancora il nostro Paese. La decisione esclusivamente ideologica del ministero va a bloccare con effetti a dir poco devastanti lo sviluppo e gli investimenti che quelle norme producono sul nostro territorio. Un danno incalcolabile per l’economia pugliese, specie in un momento di emergenza come quello che viviamo, che non ha alcun fondamento legislativo». Anche il deputato PD, Marco Lacarra, esprime la sua contrarietà: «I rilievi ministeriali si fondano su presupposti erronei e ideologici, mentre le approfondite argomentazioni offerte in risposta dai tecnici della Regione Puglia non sono state prese in considerazione. Il rischio è affossare uno strumento importantissimo per l’economia pugliese, che ha rappresentato un volano per il settore edile».










