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Puglia, il Consiglio regionale si inceppa sul tributo dei Consorzi: cade il numero legale

Salta per la quinta volta consecutiva la legge sull’utilizzo dei pozzi artesiani in Puglia affossata per un emendamento galeotto che ha determinato la caduta, l’ennesima, del numero legale. Un piccolo record, per altri versi una beffa, arrivati dopo ore di dibattito e l’approvazione di tutti gli articoli della norma e delle 49 modifiche emendative, tutte…
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Salta per la quinta volta consecutiva la legge sull’utilizzo dei pozzi artesiani in Puglia affossata per un emendamento galeotto che ha determinato la caduta, l’ennesima, del numero legale. Un piccolo record, per altri versi una beffa, arrivati dopo ore di dibattito e l’approvazione di tutti gli articoli della norma e delle 49 modifiche emendative, tutte meno una, quello che alla vigilia si annunciava la più insidiosa. L’emendamento proposto dal consigliere del Movimento 5 Stelle Cristian Casili, e firmato da numerosi consiglieri di centrodestra, tra cui Antonio Scalera, che prevedeva la sospensione del tributo 630 pagato dagli agricoltori del Consorzio di Bonifica del Centro Sud Puglia con annullamento delle procedure di riscossione, dei procedimenti esecutivi e dei fermi amministrativi. È qui che la seduta si è letteralmente infiammata.

Lo scontro

Prima dell’esame è intervenuto in aula l’assessore al bilancio Fabiano Amati che ha posto una pregiudiziale. «Chiedo alla presidenza del Consiglio regionale di dichiarare inammissibile la sospensione del tributo perché in violazione dell’articolo 81 della Costituzione in quanto privo di copertura finanziaria (occorrono dai 12 ai 14 milioni di euro)». «Se fosse dichiarato ammissibile – ha aggiunto Amati – non consentirò che si aumentino le tasse dei pugliesi per coprire una tassa statale». Dopo una sospensione dei lavori per consentire all’Ufficio di presidenza di riunirsi e decidere sulla pregiudiziale, la presidente Loredana Capone, riprendendo i lavori, ha dichiarato inammissibile l’emendamento. Frutto questo del voto unanime registrato nell’ufficio di presidenza composto dalla presidente Capone, dal vice presidente Giannicola De Leonardis di Fratelli D’Italia, i consiglieri Sergio Clemente di Azione e Napoleone Cera della Lega. L’annuncio dell’inammissibilità ha scatenato le dure proteste degli agricoltori che hanno riempito di improperi i banchi del governo. In rivolta anche le minoranze di centrodestra che hanno finito per sconfessare il parere dei colleghi nell’ufficio di presidenza. L’opposizione ha abbandonato i lavori ed è caduto il numero legale con diversi banchi vuoti nella maggioranza.

Le dichiarazioni

Dopo la seduta i gruppi Fratelli D’Italia, Forza Italia e Lega hanno ribadito pieno sostegno alla battaglia degli agricoltori. «Il tributo è illegittimo – hanno ribadito con un comunicato stampa – perché viola il principio costituzionale di corrispettività e ragionevolezza dell’imposizione, e contrasta con l’articolo 23 della Costituzione che impone che ogni prestazione patrimoniale sia prevista per legge e giustificata da un servizio reso. Invece di ascoltare i territori e i cittadini vessati da cartelle esattoriali ingiuste e slegate da ogni servizio, si preferisce blindare la burocrazia e lasciare i Consorzi di Bonifica impuniti». Sugli scudi anche il primo firmatario, il consigliere M5S Casili: «oggi nell’aula del consiglio regionale sono state calpestate dignità e prerogative dei consiglieri regionali, a cui è stato impedito di votare un emendamento a mia prima firma e presentato in maniera trasversale per la sospensione del tributo 630 al Consorzio Unico di Bonifica, figlio di una mozione già approvata in aula. Calpestati i diritti di migliaia di agricoltori e cittadini vessati da un balzello versato in assenza di servizi, senza lavori di manutenzione e interventi di bonifica di competenza regionale. Con la votazioni si sarebbero rafforzate alcune questioni legate all’approvazione del piano generale di bonifica e del nuovo piano di classifica, cui era legata la tempistica della sospensione dei pagamenti e dei fermi amministrativi. Rispediamo al mittente le accuse di aver intrapreso una battaglia populista e per propaganda elettorale. Tante altre volte è stato superato il referto tecnico e poi comunque votati in aula, anche oggi avremmo dovuto votare l’emendamento e lasciare rilevare eventuali vizi di incostituzionalità al governo nazionale».

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