Nel centrodestra si cerca di serrare le fila, ma la notizia che tutti speravano non arrivasse – e cioè che Antonio Decaro accettasse la candidatura a presidente della Regione, così da poter riaprire la partita – ha accelerato la discussione.
Ovviamente, i livelli decisori restano inalterati: «Saranno sempre e comunque i leader nazionali a dover decidere. Anche per la Puglia», confida un esponente di Fratelli d’Italia. Quindi, è inutile rincorrere summit tra i livelli pugliesi dei quattro partiti della coalizione. Anche perchè, con l’accelerata del centrosinistra che ha formalmente ufficializzato i candidati in tutte le regioni, una riunione tra i leader nazionali Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, appare inevitabile. A meno che, i dirigenti romani non diano per perse le sfide in Campania e Puglia, ragionando, quindi, solo sul Veneto. Tra le poche voci che si sono levate, dopo il sì dell’europarlamentare dem, quella di Matilde Siracusano, sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento di Forza Italia: «Dal centrosinistra, in Puglia, uno spettacolo spiacevole. È incredibile l’atteggiamento di Decaro che fa fuori il suo stesso padre politico Emiliano e pretende persino che un ex presidente di un altro partito, come Nichi Vendola si faccia da parte. Per una volta condivido le parole di Angelo Bonelli, che difende Vendola e l’autonomia del suo partito. Anche perché faccio parte di una forza politica che con il presidente, Silvio Berlusconi non ha mai ostacolato i partiti più piccoli della coalizione, anzi, li ha sempre valorizzati favorendo l’unità».
Il centrodestra, continua, «tanto in Veneto, quanto nelle altre regioni che andranno al voto, non avrà alcuna difficoltà a trovare il candidato migliore e unitario e in Puglia abbiamo Mauro D’Attis, un politico fortemente radicato sul territorio, un parlamentare con grande esperienza, che anche dall’opposizione ha portato risultati importanti per la sua Regione».
Intanto, in attesa che Michele Emiliano parli, Francesco Boccia prova a contenere quella che in molti non esitano a definire irritazione del presidente della Regione: l’unico a pagare dazio alle richieste di Decaro di non avere predecessori in Consiglio. «Con la straordinaria vittoria a Bari – la Puglia non è più l’Emilia nera, come veniva definita da Tatarella: è diventata una regione rossa, un laboratorio politico che ha saputo crescere e innovare», annota il capogruppo dem al Senato. che aggiunge: «Oggi sette regioni su sette al voto vedono il centrosinistra unito e candidati già in campagna elettorale, mentre il centrodestra ha presentato solo quattro candidati su sette, di tre non si sa niente, in Puglia, in Veneto e Campania o non sanno chi presentare o litigano tra di loro».