Puglia, crolla la produzione di orzo e luppolo: a rischio il futuro della birra artigianale

«Nubifragi, tornado, bombe d’acqua, grandinate con esplosioni di maltempo violento intervallato da ondate di calore africano hanno tagliato le produzioni agricole in un 2023 che si classifica come l’anno nero dell’agricoltura. Crolla del 16% la produzione di orzo in Puglia. Anche quella del luppolo in tutta Italia con un calo del 20% nel 2023 a causa eventi estremi come alluvioni e temperature impazzite, hanno messo a rischio il futuro della birra artigianale».

Questi i dati che emergono dall’analisi della Coldiretti Puglia, in occasione della Giornata nazionale del luppolo italiano organizzata da Coldiretti con il Consorzio Birra Italiana che si è svolta al centro congressi di Palazzo Rospigliosi, in via XXIV Maggio 43 a Roma con l’apertura del salone dei luppoli Made in Italy e il forum sul futuro del settore. Presente il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il segretario generale della Coldiretti Enzo Gesmundo e il presidente del Consorzio Birra Italiana Teo Musso.

«Il luppolo – spiega Coldiretti – è un componente fondamentale della birra alla quale conferisce sapori e profumi legati proprio ai territori in cui viene coltivata la pianta. Le varietà più diffuse in Italia sono Cascade, Chinook e Comet. Oltre al luppolo per la produzione di birra serve anche l’orzo con 20mila ettari solo in Puglia, dal quale si ottiene il malto di cui l’Italia produce appena il 40% del proprio fabbisogno. Il cambiamento climatico minaccia la produzione di birra in tutta Europa, perché a causa del cambiamento climatico entro il 2050 si prevede un significativo calo della quantità e della qualità del luppolo usato per aromatizzare la bevanda».

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca ha calcolato che entro il 2050 la produzione di luppolo calerà tra il 4 e il 18%, mentre il suo contenuto di alfa acidi, la componente aromatica che trasmette il sapore alla birra, si ridurrà del 20-31%.

«Nella filiera della birra artigianale praticamente per ogni addetto coinvolto all’interno di un birrificio si creano almeno altri 29 occupati all’esterno, da chi coltiva i prodotti agricoli che servono alla bevanda alla produzione delle bottiglie, dalle etichette ai tappi, dalla logistica alla comunicazione, ma non manca neppure quelli coinvolti nello sviluppo del turismo con il progetto del Consorzio di creare almeno una strada della birra in ogni regione d’Italia per esaltare la scoperta dei territori e delle produzioni locali. È quindi strategico – sostiene Coldiretti regionale – sostenere i produttori di birra artigianale italiana, con la stabilizzazione del taglio delle accise valorizzando un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy, con positivi effetti su produzioni, posti di lavoro e consumi».

Una crescita che ha fatto salire la domanda di materie prime 100% Made in Italy  con i birrifici, i beer firm e i brew pub che in Puglia sono arrivati a quota 119 con le province di Bari e Lecce che guidano la classifica regionale delle aree dove l’attività birraria ha preso piede, con rispettivamente 34 e 31 aziende, seguite da Foggia con 22 realtà, Taranto 16, la Bat con 9 e Brindisi con 7 attività.

«La nuova tendenza è la ‘birra agricola a Km0’, un prodotto sempre più ‘smart’ inventato dalle aziende agricole pugliesi, che se la gioca bene – conclude Coldiretti Puglia – sul fronte del gusto e dell’innovazione, come la birra al carciofo, la birra di grano ‘Cappelli’, la birra di fichi, piuttosto che la birra alla canapa».

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