Puglia, calano le nuove assunzioni. «Finito il recupero post pandemia»

L’economia pugliese rallenta. A conferma di quanto riportato nel dossier sull’economia regionale pubblicato due giorni fa dalla Banca d’Italia, il nuovo studio condotto dall’Osservatorio Economico Aforisma, diretto dal data-analyst Davide Stasi, conferma la contrazione delle nuove assunzioni. Una analisi che potrebbe essere così sintetizzata: la fase di recupero dal crollo economico innescato dalla pandemia si è oramai esaurito. Un trend nazionale e in parte europeo ma che in terre fragili come quelle meridionali rischia di avere effetti deflagranti.

«Uno degli indicatori utili per comprendere l’evoluzione e le dinamiche economiche è il numero degli addetti – spiega Stasi – Nei primi nove mesi del 2023 l’economia pugliese ha continuato a crescere, completando il recupero dei livelli produttivi persi durante la pandemia, ma a causa dell’inflazione e dell’incremento dei costi di produzione la crescita ha già rallentato». Se nel 2023 sul 2020 in Puglia si erano registrati 122 mila attivazioni di posti di lavoro, infatti, nell’ultimo anno la crescita è stata di poco meno di 38 mila. Da un aumento del 13,4 per cento nei tre anni (una media annua del 4,5 per cento si è scesi al 3,8 per cento nel 2023 sul 2022. A livello nazionale, sempre nell’ultimo triennio, il numero degli addetti è aumentato del 9,1 per cento (da 17.675.451 addetti a 19.279.345), vale a dire una media annua del 3 per cento, ma nell’ultimo anno, la crescita si è fermata al 2,3 per cento (da 18.840.135 a 19.279.345).

Sempre a livello nazionale, secondo i dati diffusi dall’Istat pochi giorni fa, l’occupazione ha continuato a crescere con il numero di occupati che ha raggiunto 23milioni 656mila unità. L’aumento ha coinvolto i soli uomini (+0,4 per cento) e tutte le classi d’età (uomini e donne) a eccezione della fascia 35-49 anni. Relativamente alla posizione professionale, l’occupazione è aumentata ancora tra i dipendenti permanenti e gli autonomi. Nel confronto tendenziale, gli occupati sono stati 512mila in più (+2,2 per cento). Il tasso di occupazione è salito al 61,7 per cento, facendo registrare un incremento di 0,1 punti rispetto ad agosto e di 1,4 punti nel confronto con settembre 2022.

A titolo esemplificativo l’osservatorio Aforisma si sofferma in particolare sulla provincia di Lecce, dove nell’ultimo triennio (settembre 2020-settembre 2023), il numero degli addetti è aumentato del 15,9 per cento a Lecce e provincia (da 171.124 addetti a 198.382), vale a dire una media annua del 5,3 per cento, ma nell’ultimo anno, la crescita si è fermata al 3,3 per cento (da 192.043 a 198.382). «Va ricordato – sottolinea Stasi – che nel 2021 l’economia leccese ha registrato una sensibile crescita, trasversale a tutti i principali settori, dopo il forte calo dell’anno precedente. Invece, nel 2022 tale ripresa ha perso slancio, risentendo del deciso aumento dei prezzi dei beni energetici e di altre materie prime». All’orizzonte si profila, dunque, una situazione di incertezza. «Così grave – sottolinea sempre Stasi – da aver già provocato un progressivo rallentamento della tanto attesa crescita dell’economia. Dopo il 2021 e i primi mesi del 2022 nel corso dei quali si è vissuta una fase particolarmente vivace, le indicazioni per il futuro non sono del tutto positive. Anzi, si prospetta una battuta d’arresto». Per quanto riguarda il mercato del lavoro, in particolare, la crescita del numero degli occupati è aumentata sia sul piano del lavoro autonomo sia su quello del lavoro dipendente. «Nei primi nove mesi del 2023 il saldo tra attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro alle dipendenze è stato positivo seppur in calo rispetto allo stesso periodo del 2022. Per quanto riguarda i livelli occupazionali – chiosa Stasi – la provincia di Lecce ha fatto registrare una ripresa addirittura superiore alle medie regionale e nazionale».

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