«Troppo lavoro precario e malpagato, troppi lavoratori che operano senza i giusti contratti. E poi il tema al centro di tutte le nostre battaglie, la sicurezza sui luoghi di lavoro». Non c’è «nulla» da festeggiare, domani, primo maggio, per il segretario generale della Uil Puglia, Gianni Ricci.
«Nella giornata in cui si festeggiano lavoratrici e lavoratori ribadiamo la centralità del lavoro come motore della rinascita, di ripresa economica e sociale di questo Paese. Le lavoratrici e i lavoratori sono impegnati quotidianamente a costruire il futuro dell’intera società, ma nonostante ciò a loro non viene data l’opportunità di costruire il loro domani», evidenzia il sindacalista che pone l’accento sulla questione sicurezza in Puglia dove, da inizio anno, «sono già morte 15 persone e lo scorso anno la nostra è stata la quarta regione per numero di morti sul lavoro».
Ricci ricorda che «sul tavolo del Mise le vertenze pugliesi sono un terzo di quelle complessive, 49. Solo nell’area Bari-Bat ci sono 19 vertenze aperte che potrebbero generare 8.200 disoccupati. Nel comparto automotive in tutta la Puglia sono impiegate 20mila persone, questo significa che se le aziende non saranno in grado di mettere in campo un piano industriale di riconversione ecologica, buona parte di questi lavoratori saranno a rischio. Alla Bosch solo 100 lavoratori su 1700 sono impiegati a pieno regime. Alla Marelli ci sono 500 lavoratori a rischio, nell’ex Ilva ci sono 5mila lavoratori in cassa integrazione, la provincia di Brindisi sta attraversando una delle fasi più delicate della sua storia industriale con oltre 2000 lavoratori a rischio posto di lavoro».
E ancora: «Il potere d’acquisto degli stipendi a causa dell’inflazione – dice Ricci – ha eroso l’equivalente di una mensilità. Un pugliese su tre tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora. I salari delle lavoratrici e dei lavoratori pugliesi sono più bassi della media nazionale. Nel Barese, provincia con le retribuzioni più alte, lo stipendio è la metà rispetto a quello corrisposto a Milano».
Sono questi i motivi per i quali, secondo il sindacalista, non c’è nulla da festeggiare domani. «Il primo maggio – conclude Ricci – è un monito di tutte le battaglie fatte per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e di tutte quelle che ancora dobbiamo fare».