È la Puglia la regione con il più alto tasso di povertà relativa in Italia. Secondo l’ultimo report dell’Istat, nell’ultimo anno l’incidenza familiare ha raggiunto quota 24,3%, il valore più elevato a livello nazionale, seguita da Calabria (23,5%) e Campania (20,8%). In pratica, una famiglia pugliese su quattro vive con meno di 1.218 euro al mese: la soglia di povertà relativa per un nucleo di due persone. Un dato che fotografa un Mezzogiorno ancora in forte affanno rispetto al resto del Paese, dove l’incidenza media si ferma al 10,9%. A livello nazionale, nel 2024 oltre 2,8 milioni di famiglie (14,9% della popolazione, in lieve aumento sul 2023) risultano in condizioni di povertà relativa. Nel Mezzogiorno, l’intensità del fenomeno cresce dal 20,9% al 21,7%, mentre nelle regioni del Nord si attenua leggermente. L’Istat parla di “stabilità apparente”, perché se i numeri non peggiorano rispetto al 2023, restano nettamente più alti rispetto al periodo pre-Covid.
Povertà assoluta
La situazione si aggrava se si guarda alla povertà assoluta, che riguarda oltre 1 milione e 283mila minori in Italia, pari al 13,8% del totale. Nel Mezzogiorno la percentuale sale al 16,4%, confermando il valore più alto dal 2014. La condizione è particolarmente critica per i bambini tra i 7 e i 13 anni (14,9%) e per le famiglie con più figli: tra le coppie con tre o più minori, l’incidenza di povertà tocca il 20,7%, mentre per le famiglie monogenitore arriva al 14,4%. Il fattore lavoro incide in modo decisivo. Le famiglie con minori in cui la persona di riferimento è operaia o disoccupata superano il 20% di incidenza. Ancora più marcato il divario legato alla cittadinanza: tra le famiglie composte solo da stranieri, la povertà assoluta raggiunge il 40,5%, cinque volte quella delle famiglie italiane. Secondo il Codacons, «il rischio è che la povertà diventi una trappola ereditaria, da cui è sempre più difficile uscire senza un intervento strutturale».
Il contesto
Dal 2019, gli italiani in povertà sono aumentati di 1,1 milioni. «Se i dati sulla povertà appaiono stabili rispetto al 2023, il confronto con il periodo precedente alla pandemia è impietoso – fanno sapere dal Codacons – le famiglie povere sono passate da 1,67 milioni del 2019 a 2,22 milioni del 2024». L’incidenza sulla popolazione è salita dal 6,4% all’8,4%, e nel Mezzogiorno la quota di cittadini in povertà assoluta è balzata dal 10,1% al 12,5%. A pesare, secondo l’associazione, è anche l’inflazione: «L’aumento dei prezzi dei beni primari, soprattutto gli alimentari, rischia di spingere verso la soglia di povertà una fetta crescente di famiglie».
Non a caso, un terzo dei nuclei italiani dichiara di tagliare l’acquisto di cibo per far quadrare i conti a fine mese. Si tratta, dunque, di una povertà strutturale che si concentra soprattutto nelle aree interne e nei piccoli comuni: al Sud, anche i centri urbani superano il 20% di incidenza, sia nelle aree metropolitane sia nei paesi sotto i 50mila abitanti. Per la Puglia e per tutto il Mezzogiorno, la sfida resta quella di trasformare la crescita economica in benessere diffuso, riducendo le diseguaglianze che continuano a separare il Nord dal resto del Paese.